Liquidazioni, Montezemolo minaccia il boicottaggio

La ricetta: «Togliere l’Irap su chi lavora e chi esporta»

Liquidazioni, Montezemolo minaccia il boicottaggio

Antonio Signorini

da Roma

Su Irap, contratti e Tfr Confindustria torna all’attacco. Lo fa per bocca del presidente Luca Cordero di Montezemolo che all’assemblea degli industriali di Monza si è rivolto al governo per chiedere l’attuazione dei tagli all’Imposta regionale sulle attività produttive e si è appellato anche ai sindacati affinché riavviino il confronto sui temi del lavoro e facciano fronte comune sul rilancio della previdenza complementare attraverso il Tfr. Magari per bloccare la riforma messa in cantiere dal governo.
Oggi, ha annunciato Montezemolo, il centro studi di viale dell’Astronomia diffonderà uno studio nel quale si dimostra «come per il 2006 si possa influire decisamente sul tasso di crescita, facendolo aumentare in maniera significativa, a condizione di fare le scelte giuste». La ricetta per far ripartire l’economia è quella di Confindustria, puntata in gran parte sulla riduzione del costo del lavoro e sui tagli all’Irap che il governo ha rinviato mettendoli in agenda per la prossima finanziaria. Se fosse stata realizzata già nel 2005 secondo Montezemolo la crescita del Prodotto interno lordo ne avrebbe risentito positivamente.
Gli sforzi di Confindustria ora si concentrano ora sul Dpef, il Documento di programmazione economica e finanziaria che dovrebbe essere approvato nei prossimi giorni e che secondo Montezemolo deve contenere una indicazione dei tagli all’imposta regionale. «Dobbiamo guardare alla competitività di sistema, occorre affrontare i nodi del cuneo fiscale e contributivo per ridurre la pressione fiscale sulle imprese e sul costo del lavoro. Se è vero che si vuol favorire la competitività e che l’industria è la colonna portante bisogna iniziare immediatamente a togliere l’Irap su chi lavora e chi esporta».
Ancora più importante per gli industriali la partita del Trattamento di fine rapporto. Secondo il disegno di legge approvato dal governo, le quote che i dipendenti fino ad oggi hanno lasciato alle aziende andranno ai fondi pensione e costituiranno la base delle pensioni integrative. La condizione irrinunciabile per gli industriali - ha ribadito Montezemolo - è che per le aziende non ci siano penalizzazioni. In altre parole la riforma dovrà prevedere meccanismi automatici per il credito, finanziamenti che non costino agli imprenditori più degli interessi fino ad oggi concessi ai dipendenti. Poi sarà necessario eliminare il contributo delle aziende al fondi di garanzia.
Giorni fa il ministro del Welfare Roberto Maroni ha chiesto agli industriali e ai sindacati di fare fronte comune per convincere le banche ad accettare il meccanismo automatico, ma ieri il presidente degli industriali si è mostrato più pessimista facendo un esplicito riferimento a un «no» comune delle parti sociali. «Se imprese e sindacati non dovessero essere pienamente convinti della bontà della riforma - ha detto - hanno a disposizione strumenti formidabili per vanificarla nei fatti». Appello colto al volo dal segretario della Cgil Guglielmo Epifani che ha sottolineato come «senza l'accordo con le parti sociali la riforma non decollerà». Il leader del sindacato di sinistra non ha invece risposto all’altro appello di Montezemolo, quello sui contratti di lavoro.

Il confronto per riformarli si è arenato un anno fa per le resistenze della Cgil a rafforzare la contrattazione di secondo livello come invece vorrebbero Cisl e Uil. Montezemolo ha spronato la Cgil a seguire l’ultimatum del segretario della Cisl Savino Pezzotta e riaprire il confronto in tempi brevi.

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