L'Italia? Il far west mitico dell'antico Mediterraneo

Manfredi e Malnati raccontano una penisola dove popoli ed eroi cercavano un futuro migliore

L'Italia? Il far west mitico dell'antico Mediterraneo

Una terra mitica e lontana. Dove possono capitare avventure incredibili e dove può andare tutto storto, ma si può anche diventare incredibilmente ricchi e fondare nuovi regni e nuove città.

Questa per molti versi era l'Italia prima dell'avvento della potenza romana, anche se il toponimo all'epoca non corrispondeva nei fatti nemmeno ad una espressione geografica (per anticipare di qualche millennio i dubbi di un cancelliere austriaco di nome Klemens von Metternich). Quella storia secolare, fatta di popoli e di invasioni e anche di misteri, uno per tutti l'origine degli etruschi, è quella che viene indagata da un nuovo volume uscito per i tipi di Mondadori: Prima di Roma (pagg. 256, euro 19).

Questa cavalcata nel tempo e nello spazio, dalle Alpi alla Sicilia, dal mitico Enea ad Annibale, è condotta da due archeologi di razza: Valerio Massimo Manfredi e Luigi Malnati. Portano il lettore in uno spazio dove mito e storia non sono ancora separabili e gli mostrano un territorio che per gli antichi greci, molto più capaci di dare testimonianze durature all'epoca di quanto fossero gli italici, era una sorta di Far west dalle mille possibilità e quindi dai mille pericoli.

Ecco allora le belle pagine che raccontano le leggende che fiorivano sulla penisola durante l'età del bronzo. Nel fiume Eridano (il Po) sarebbe precipitato il temerario Fetonte, abbattuto da Zeus per salvare il mondo. Dedalo, in fuga dal labirinto di Minosse, si sarebbe rifugiato in Sicilia o in Sardegna... Le leggende viaggiavano sulle navi dei micenei che circumnavigavano le coste italiche in cerca di metalli, di preziosi, probabilmente anche per predare schiavi. Così l'ambra del Baltico raggiungeva il Peloponneso attraverso scali sul Po. Su quella stessa rotta si muovevano i miti. Mentre nelle Eolie e a Scoglio del Tonno (Taranto) si creavano i primi stanziamenti stabili con cui il mondo greco avrebbe scoperto la politica.

Il crollo miceneo e le invasioni dei popoli del mare non bloccarono questi traffici. Anzi, la penisola finì per essere sempre più coinvolta nelle vicende di un Mediterraneo incendiato dalle guerre. Ecco tutti i miti di esuli troiani in fuga nella penisola. Quelli che, nella rielaborazione imperiale di Virgilio, tracciano la remota origine di Roma. Nella parte sicuramente più antica dell'Odissea l'Italia compare a ripetizione. Accettando una delle interpretazioni più seguite del suo itinerario italico, Ulisse, con i suoi compagni, sarebbe giunto prima in Sardegna (la terra dei Lestrigoni), poi in Lazio, al capo Circeo, dov'era la dimora della maga Circe, poi sarebbe sceso in Campania (il lago Averno corrisponderebbe all'ingresso dell'Ade) dove pure sarebbero collocate le terre dei Ciclopi, nonché le isole delle Sirene. Avrebbe proseguito secondo le istruzioni di Circe verso la Sicilia, fermandosi nell'arcipelago delle Eolie, regno di Eolo, dio dei venti; attraversato tra Scilla e Cariddi lo stretto di Messina, si sarebbe fermato nell'isola del Sole, la Trinacria, cioè la Sicilia, dove i suoi compagni ebbero la pessima idea di divorare le vacche sacre ad Apollo.

Non stupisce che altre leggende più tarde vedano il re di Itaca anche come fondatore di città etrusche.

Cosa c'è sotto il mito? L'esodo degli achei per il Mediterraneo dopo il crollo dei loro regni. Se gli etruschi che domineranno un pezzo della penisola prima di Roma non sono emigrati in massa come credeva qualche autore antico di certo la stratificazione della cultura etrusca vede sovrapporsi diverse popolazioni. L'Italia era per l'antichità del Mediterraneo quello che il continente americano è stato per l'Europa moderna: il luogo dove andare. E infatti il Sud e non solo divenne la Magna Grecia, la «Grecia più grande» e già questa denominazione (Megale Hellas) spiega tutto. Colonie diverse da quelle dei Fenici, altri grandi visitatori della penisola, colonie di popolamento, un mondo nuovo, capace di essere tanto ricco e potente da rivaleggiare con la madre patria.

E poi il volume da largo spazio anche al mito fondativo di Roma vero e proprio. Un'altra fusione di culture e tradizioni diverse stratificate in modo davvero difficile da decifrare ma estremamente affascinante. La nascita di Roma sospesa tra il potere degli etruschi e la lega latina ci mette davanti a mitologici re ed evidenze archeologiche che sorprendentemente a volte si toccano molto. Un esempio? Secondo le tradizioni antiche Servio Tullio, il sesto re di Roma, era alleato dei condottieri etruschi Aulo e Celio Vibenna ed era noto come il nome di Macstarna tra gli Etruschi. Un affresco della «tomba François» a Vulci (del 340 a.C.) racconta esattamente questa storia. Non a caso un pezzo di quell'affresco è ripreso anche nella copertina del libro.

Ma quello raccontato sin qui è solo uno dei molti fili rossi narrativi di un saggio che enumera popoli infiniti che

hanno fatto della penisola una meraviglia complessa da cui è nato un bel pezzo della civiltà occidentale. Enotri, Sanniti, Osci, Lucani, Veneti, Latini, Sabini, Piceni... Un brodo di coltura della civiltà davvero incredibile.

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