
È in corso al Palazzo del Fumetto di Pordenone Il segno di Magnus, la mostra definitiva su Roberto Raviola, uno dei fumettisti italiani più amati. Chi non ricorda Alan Ford e lo scalcinato gruppo TNT, agenti segreti da burla? Oppure Kriminal e Satanik, due cattivi per eccellenza che ci riportano a quando la kappa nel nome di un personaggio era garanzia di efferatezza. Per non dire del suo Tex, protagonista dell'albo speciale La valle del terrore. Sette anni di lavoro certosino per realizzare un'opera che è l'omaggio di questo grande artista all'icona del fumetto popolare italiano. E che i visitatori - meraviglia delle meraviglie - possono ammirare al Paff nella sua interezza, ben 224 tavole per la prima volta esposte tutte assieme. La mostra, curata da Luca Baldazzi, Michele Masini e Giovanni Nahmias, è visitabile fino al 12 ottobre.
Il percorso espone inoltre più di 300 originali tra bozzetti, illustrazioni e preziose tavole che documentano la carriera di Raviola, autore prolifico morto il 5 febbraio 1996 a soli 57 anni. Le quindici sezioni prendono avvio dagli inizi all'Accademia di Belle Arti a Bologna e dai primi lavori come illustratore, grafico e aspirante fumettista, firmati con gli pseudonimi Robert Patterson, Bob la Volpe e Magnus Pictor. Poi, nel 1963, l'incontro della sua vita: a Milano conosce lo sceneggiatore Luciano Secchi, in arte Max Bunker. I due stringono un sodalizio artistico sotto l'insegna Magnus & Bunker, cimentandosi nei fumetti neri in voga all'epoca con Kriminal e Satanik. Soprattutto in quest'ultima compare una buona dose di erotismo, tanto che alcuni tipografi zelanti censuravano le vignette più audaci prima di mandarle in stampa. Il successo viene raggiunto con la serie Alan Ford, creata nel 1969 e ancora oggi in edicola. Questo fumetto è una parodia del genere spionistico che mescola satira sociale e umorismo; il personaggio di Bob Rock, un comprimario del protagonista, è la caricatura di Magnus stesso!
Raviola lavorava come un forsennato per rispettare le scadenze, disegnando in contemporanea su tre/quattro serie e arrivando a realizzare anche cinquecento tavole al mese grazie a un escamotage che diventa il suo marchio di fabbrica: le pagine abbondavano di silhouette e di volti in primo piano circondati da sfondi neri.
Poi, la rottura con Bunker. Magnus non si limitava a disegnare, spesso creava gag e dava il suo personale tocco alle sceneggiature di Secchi. Ma pensava che il suo contributo artistico e creativo non fosse riconosciuto abbastanza, anche dal punto di vista economico. Se ne andò e nel 1975 si affermò come autore unico grazie a un nuovo personaggio su cui tornerà più volte nel corso della carriera: lo Sconosciuto. Sono le turbolenze geopolitiche degli anni Settanta e, dicono i bene informati, il fortuito incontro con un ex soldato della Legione Straniera a ispirare la nascita di Unknow (senza la enne), un perdente dal passato oscuro, ex legionario impelagato in trame eversive, terrorismo, traffico di droga. È su queste pagine che compare per la prima volta un nuovo soprannome, «il Viandante», sotto forma di esagramma dell'I Ching. Magnus era affascinato dalla cultura orientale, tanto da trasporre a fumetti, negli anni successivi, alcuni romanzi cinesi. Nascono così I briganti, Le 110 pillole, Le femmine incantate, Il lunario.
Come un viandante Magnus ha attraversato i generi del fumetto popolare, mescolandoli e interpretandoli in un modo squisitamente personale. La mostra evidenzia come il suo stile grafico, sempre coerente e riconoscibilissimo, abbia avuto una continua evoluzione e si sia adattato a ogni esperienza editoriale. Magnus era capace di mettere in scena personaggi grotteschi e manifestamente fumettistici all'interno di ambientazioni realistiche, che riempiva di dettagli grazie a un segno diventato sempre più raffinato e sottile, una rilettura della linea chiara dei fumetti franco-belgi.
Tutto ciò è evidente quando si arriva all'ultima sala, dedicata al «Texone», dove ogni particolare è riprodotto con una precisione quasi maniacale. Nel 1989 Magnus si era ritirato sull'appennino emiliano, a Castel del Rio, e passeggiava per i boschi studiando come la luce variasse a seconda dell'ora del giorno per poter disegnare ciascun tronco e ciascuna foglia con la massima aderenza alla realtà. Non riusciva a completare più di trenta tavole l'anno: per terminare il lavoro ne impiegò sette, anziché i tre previsti.
Una fatica immensa per un fisico ormai minato dalla malattia: poco dopo aver consegnato le tavole all'editore Sergio Bonelli, Magnus morì, senza vedere La valle del terrore nelle edicole.Infine, menzione speciale alla sezione denominata «Magnus in fabula»: il visitatore si divertirà a scoprire dove e quante volte l'artista si è autoritratto nelle sue storie, con l'immancabile nasone. Buona caccia!
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.