Lorenza Sebastiani
da Sanremo
Tra polemiche sessiste, abbandoni del palco, ascolti altissimi, quest'ultimo Festival chiude un'importante parentesi di celebrazione dei suoi settant'anni di storia. Quaranta di questi sono stati caratterizzati dalla presenza di Vincenzo Mollica, 67 anni, inviato speciale della kermesse e storico caporedattore della redazione Spettacolo e Cultura del Tg1. Colui che gli addetti alla comunicazione Rai chiamavano (e chiamano) «Presidente», è stato celebrato durante la serata di venerdì da Fiorello e Amadeus, che lo ha definito in diretta «la storia del Festival». E poi, una standing ovation da parte del pubblico dell'Ariston, in occasione del suo imminente addio alla professione. Andrà infatti in pensione il prossimo 29 febbraio, dopo una breve proroga concessagli dalla Rai, che comprendeva questo settantesimo Sanremo.
Non sono mancati videomessaggi in diretta (Stefania Sandrelli, Roberto Benigni e Vasco Rossi che lo ha definito «la rockstar del Tg1»). Questa edizione del Festival non ci ha fatto mancare i suoi collegamenti dallo storico «balconcino», finestra del Tg1, poco prima dell'inizio delle dirette sanremesi, un appuntamento fisso che ha caratterizzato i Sanremo degli ultimi decenni. Sempre nella serata di venerdì ha salutato i colleghi della sala stampa, con la solita ironia di sempre. «Come dice Rosario, mi sono amminchiulutu». Proprio con Fiorello ha dimostrato negli ultimi anni particolare affinità, facendogli da spalla in Viva Raiplay e VivaAsiago10.
Una delle figure più rappresentative del giornalismo di spettacolo, Mollica è riuscito a raccontare la sua visione dello show business italiano con una memoria eccezionale e uno spirito da archivista. E lo ha fatto con DoReCiakGulp, storica rubrica settimanale che ha tenuto sul Tg di Rai1 dal 98.
«Con quel po' di vista che mi è rimasta, cioè niente», ha raccontato, «vi posso dire con grande franchezza che me la cavo discretamente e mi tolgo dalle scatole». Poi ha raccontato con la sua proverbiale schiettezza i suoi problemi di salute, specificando come ultimamente la vista si sia abbassata moltissimo, «ho ormai due compagni di viaggio, mister Glaucoma, che rompe davvero le scatole, e mister Parkinson, che mi rende come una canzone di Celentano anni Sessanta. Ma me la cavo». Solo due anni fa ha persino pubblicato un libro di poesie per RaiLibri (Scritto a mano, pensato a piedi), dettando i versi a voce sul telefonino. Dissacrante, profondo conoscitore del mondo dello spettacolo, Mollica ha rivoluzionato il giornalismo di costume, raccontando da vicino e per primo l'emotività di grandi personaggi popolari.
Ha chiuso l'intervento in sala stampa con un massima dell'amico Federico Fellini: «Fare il cronista è stato il mio
mestiere e la Rai la mia casa. Mi piace che una delle regole della mia vita me l'abbia insegnata Fellini: Vincenzo, non sbagliare mai il tempo di un addio o di un vaffanculo, che ti si potrebbe ritorcere contro in un secondo».
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