Lunedì mattina scioperano gli autisti di «serie B»

I dipendenti Tevere Tpl chiedono di essere parificati ai colleghi di Trambus e di Me.tro

Torneranno a scioperare lunedì prossimo i dipendenti della «Tevere Tpl», il consorzio da cui dipendono le 76 linee di autobus esternalizzate dal Campidoglio. Un trasporto di 26,5 milioni di chilometri/vettura annui dalla particolare valenza sociale, in quanto riguarda grandi aree periferiche della città servite dal «tpl» privato fin dal 2000.
Dapprima con le linee gestite dalla Ati-Sita e poi, dal gennaio 2006 in base all’accordo Atac-Comune, con la «Tevere Ttpl Scarl» in cui sono confluiti 14 piccoli vettori ai quali prima la Ati-Sita subappaltava i servizi di linea. Questa volta l’astensione dal lavoro (nella fascia oraria 8,30-12,30) è stata indetta dalla Faisa-Cisal. «E se l’azienda non risponderà alle nostre sollecitazioni - fanno sapere dalla sigla sindacale - mercoledì prossimo annunceremo una nuova giornata di sciopero che interesserà l’intera durata del turno». «Con questa ennesima “privatizzazione all’amatriciana” - commenta il vicepresidente del Consiglio comunale, Vincenzo Piso, che a febbraio ha presentato un’interrogazione (ancora senza risposta) sulla questione dell’adeguamento retributivo - il Campidoglio è riuscito a ottenere ben tre risultati negativi: impedire, con una gara d’appalto chiaramente insufficiente, al privato di operare efficacemente; costringere i dipendenti in una condizione lavorativa disagiata e infine, offrire agli utenti un servizio del tutto inadeguato».
Ma quali sono le rivendicazioni di questi 1387 lavoratori? In primo luogo, questi cosiddetti «autisti di serie B», chiedono che venga affrontato il problema della sperequazione, in termini di retribuzione e garanzie, rispetto ai colleghi di municipalizzate come Me.tro e Trambus. Una differenza che si evidenzia, oltre che nel livello salariale mensile - inferiore ai mille euro in molti casi data anche l’assenza, dopo 6 anni, di un contratto integrativo - in una condizione quotidiana di lavoro che emerge in questo documento sindacale. «Molti di noi lavorano con contratti a tempo determinato di sei mesi per una durata di tre anni - raccontano -. Siamo costretti a guidare fino a 7.35 ore al giorno ed abbiamo nastri della durata massima di 10 ore con pause di tre ore che non ci vengono pagate. Non abbiamo un telefono di bordo con il quale chiamare la centrale operativa ma siamo obbligati ad utilizzare il nostro telefono, che pretendono sia sempre carico per essere sempre reperibili».
In testa alla piattaforma sindacale figurano infatti la trasformazione del consorzio «Tevere Tpl» in spa, (a corrispondere lo stipendio sono ancora le singole aziende consorziate), l’adeguamento salariale e di organico, corsi interni per l’avanzamento di carriera, la metrebus card gratuita, mense aziendali o buoni pasto, il numero verde per la richiesta turni, il telefono veicolare.
Una vero scenario di frontiera quindi, come testimoniano la scelta di togliere i doppi vetri dalle vetture e la frequente mancanza di servizi igienici nei capilinea. O situazioni come quella di Ponte Mammolo, dove i bagni dell’azienda regionale «Co.tra.l» sono vietati sia ai dipendenti di Trambus che di «Tevere Tpl»: forse l’unico caso di pari trattamento rispetto ai colleghi.

Ma anche nei due depositi «ufficiali» di via Costi (Collatina) e della Maglianella il quadro non è migliore: in quest’ultimo addirittura manca l’acqua potabile e, sembra, anche gli attacchi idrici diretti per la linea anti-incendio.

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