D’accordo la meglio gioventù, dunque viva il vivaio e il nuovo che avanza. Poi scopri, nel calcio innanzitutto, in questo campionato d’Europa soprattutto, che l’usato sicuro è più sicuro di sempre. Ultimo esempio: Shevchenko Andry, tra i ritirati di Russia e Ucraina, vecchia gloria di football importante, Milan e Chelsea, soprattutto leggenda rossonera. Di fronte a Zlatan Ibrahimovic ha ribadito una frase di Michel Platini pronunciata dopo una partita amichevole, un anno e mezzo dopo il ritiro: «Chi sa sa e chi non sa non saprà mai».
Per chi non avesse compreso il concetto spiego che un campione è tale anche con il logorio degli anni, i suoi piedi e la sua testa restano intatti, i suoi muscoli sono logori e intasati ma la qualità del prodotto è immutata. Sheva ha segnato due gol, Di Natale, vintage pure lui, ha riacceso le speranze italiane, Gerrard resta il capitano e il punto di riferimento inglese più di Cameron che dimentica la figlia al pub, la Spagna sente maledettamente la mancanza di Puyol, la Germania sa che Klose è un veterano di battaglie e garanzia di gol. Insomma la carta di identità ha un valore fino all’ingresso in campo delle squadre, quando l’arbitro soffia nel fischietto l’età non conta più e il pallone viaggia secondo usi e costumi antichi, il calcio non è soltanto corsa altrimenti i campi di football potrebbero essere frequentati da mezzofondisti o velocisti. Non risulta, per il momento.
È cosa buona e giusta andare sulla sensibilità tecnica, sull’esperienza, senza cadere nelle nostalgie e nel trombonismo. Sheva ha illuminato la notte ucraina e quella meneghina. Ai rossoneri, che sono in fase di inventario del loro magazzino, deve essere venuto il magone, già hanno salutato Seedorf, Inzaghi, Nesta, Zambrotta, Gattuso, ormai preparano i fazzoletti zuppi di lacrime per Thiago Silva, temono e Ibra e vedono, addirittura, il loro antico amore, Sheva per l’appunto, mattatore.
Il calcio fugge in avanti ma non può e non deve dimenticare il passato, come ha spesso tentato di fare e ha fatto. Non si possono cancellare Mazzola e Rivera, Antognoni e Tardelli, Pruzzo e Paolo Maldini perché questo dice il mondo del business. Questo accade soltanto in questo Paese che non è per vecchi, in Inghilterra le cosiddette vecchie glorie vengono gratificate in ogni partita, partecipano alle adunate dei tifosi nei ristoranti, concedono autografi, parlano del passato e spiegano il presente, vanno in campo come mascotte prima del fischio di inizio. Noi buttiamo via l’acqua sporca e il bambino assieme, il passato serve per esibire le medaglie, titoli, trofei ma non per essere celebrato. Prendete Lippi, Cesare Maldini, Dino Zoff: non avrebbero meritato di essere invitati dalla nostra federazione a questo torneo? E con loro alcuni campioni del mondo ormai dimenticati? Niente da fare, se ne riparlerà eventualmente soltanto il giorno dei funerali. Il calcio vero, non quello delle palestre e dei tatticismi, non dimentica e, soprattutto, chiede aiuto al proprio passato.
Anche i tecnici più moderni (come testa, non come anagrafe) sanno che è rischioso abbandonare la storia.
Lo ha compreso Zeman con Totti, non lo hanno capito la Juventus con Del Piero e nemmeno il Milan con Maldini Paolo. Ognuno è libero di scegliere il proprio futuro. Ma stia lontano dai giocattoli della nostra adolescenza. Non è più roba loro. Per fortuna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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