«Macché claque, applaudivano in quattromila»

Antonio Signorini

nostro inviato a Bologna

Sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi, lei è un esponente di Forza Italia ed era al Convegno di Confindustria. Dica la verità, è stato lei a convincere la platea e a fargli applaudire Silvio Berlusconi?
«Io c’ero ed ero seduto in prima fila. Quindi ero nell’unica parte della sala costituita dalle prime due file che non applaudiva, quasi a rendere visibile la separazione tra la base imprenditoriale e il suo vertice contingente. Ovviamente applaudivo il mio presidente del Consiglio insieme a pochi altri nelle prime file».
Guardi che Pininfarina già sabato a Vicenza ha cominciato a parlare di una claque pro-premier e ora Diego Della Valle ne parla apertamente. Cosa c’è di vero?
«C’era una sala di quattromila persone che applaudiva il premier e ipotizzare una claque organizzata è assolutamente offensivo verso le migliaia di imprenditori che all’unisono hanno manifestato la loro preferenza. E ciò sarebbe ancora più odioso se questo dubbio lo insinuasse un esponente del vertice confindustriale».
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«Ciò che toglie ogni fondamento a questa discussione capziosa è che la sala era, a parte le prime due file, pressoché unanime nell’esprimere il suo consenso al presidente del Consiglio. Quanto poi alle modalità organizzative bisogna chiedere al presidente regionale e a quello provinciale di Confindustria. Loro possono spiegare bene come erano regolati gli ingressi. E potranno dire che la sala era fatta di tutte le associazioni del nord est e che c’era una ancor più robusta presenza di industriali provenienti dal resto del Paese, tutti censiti prima di quel giorno. Non c’è niente da fare, il consenso nei confronti di Berlusconi era evidente, come è ovvio e naturale che gli imprenditori siano collaterali alle forze democratiche e liberali».
Non può diventare un limite questo collateralismo, visto che siamo ancora in un sistema bipolare?
«Questo collateralismo è stato un bene nel ’48 e poi in tutti i passaggi delicati della vita repubblicana».
Quindi niente di strano nelle ovazioni per Berlusconi?
«Ci dovremmo stupire del contrario. E nessuno può pensare di mettere in ceppi questo mondo imprenditoriale e di portarlo nel campo politico amministrato dai comunisti e dagli ex comunisti».
Rutelli ha detto che il premier punta a dividere. Non pensa che il suo intervento a Vicenza possa avere spaventato i moderati?
«Io credo sia stato assolutamente necessario e provvidenziale un intervento con quelle caratteristiche. Solo in quel modo poteva essere rotto il velo di ipocrisia con cui si stava cercando di addormentare la base imprenditoriale preparando il terreno alla vittoria di uno schieramento egemonizzato da una sinistra di radice comunista.

Il vertice confindustriale deve riflettere su un rischio di auto-delegittimazione quando si allontana dal sentire diffuso degli imprenditori che considerano non solo con diffidenza, ma spesso addirittura con autentica paura l’ipotesi di una vittoria dell’Unione».

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