È stato il primo personaggio della nuova tv. Non importa se quell’irripetibile Grande Fratello Pietro Taricone, alla fine, non l’ha nemmeno vinto ed è solo arrivato terzo. Il Grande Fratello, dopo dieci anni e dieci edizioni, è ancora Pietro Taricone.
E Taricone incarna ancora, più a torto che a ragione, la china di quel non ritorno. Il suo cognome ha smesso di essere tale ed è divenuto un aggettivo che sta a sintetizzare tutto ciò che non siamo più stati capaci di frenare, di rimandare indietro. Lui è stato l’involontario apice della metamorfosi e per tutti, lì è rimasto. Anche se da quella vetta è sceso per dedicarsi ad altre arrampicate. A salite più impegnative, di quelle che vanno fatte a fiato allenato. Lui resta il primo, vero inconsapevole di una rivoluzione passata per la tv e schizzata in giro ovunque.
Dagli addominali a favore di telecamere nella Casa di Cinecittà, sui trentacinque anni del ragazzo di Frosinone cresciuto a Caserta, è passata tutta un’altra vita. Fatta d’altro. Ma, come spesso accade, la gente fatica a riconoscerglielo. Nel momento dell’incidente, con Pietro c’erano la sua compagna, Kasia Smutniak, e la loro bambina Sophie, di sei anni. Uscito dal reality (e dal flirtino con la coinquilina Cristina Plevani), si è preso la più bella di tutte, Pietro. Quella gazzella mora con le labbra a grondaia che nella pubblicità della Tim si arrampicava sulle spalle del prete per andare a recuperare il gatto sul tetto. Ecco, se l’è presa lui la Smutniak e nemmeno per gioco, per tenersela proprio e per farci famiglia. E poi ha smesso presto, Pietro, di contare sulle «serate» in discoteca per lanciare e far guadagnare gli ex gieffini, sulle ospitate, sui buchi da riempire in caso di palinsesti disadorni.
Da buon ex amministratore di condominio si è messo in fretta ad amministrare se stesso in maniera più solida del previsto. Dopo il liceo scientifico si è iscritto alla facoltà di Giurisprudenza, ma gli studi li ha piantati lì quasi subito. Però si è dato al teatro, alle scuole di recitazione, alle parti che andavano bene per imparare... L’ultima «tariconata» da rigurgito di Gieffe è stata quell’indimenticabile puntata dell’uno contro tutti al Maurizio Costanzo Show: una delle ultime volte in cui un talk show ha totalizzato dieci milioni di telespettatori in una serata. Con Pietro in camicia senza maniche a farsi impallinare, per nulla intimidito, dal fuoco incrociato di un pubblico tra l’osannante e il disgustato, senza giustamente comprendere di quale categoria diffidare di più. L’aveva spuntata lui, ridendo e facendosi vento con le mani perché gli pareva di stare sotto troppe luci. Perché era già molto meno Taricone di quanto la gente si aspettasse. Con quella faccia che andava incontro al sole e un’insospettabile resistenza alle intemperie da circo.
Se la nuova era è iniziata con Taricone, il nuovo Taricone è iniziato con quella notte al teatro Parioli. Con accanto un Costanzo che fingeva di dover capire ma che in realtà aveva già capito. Con quell’emblema del cambiamento che di ora in ora scioglieva gli scettici, smussava gli spigolosi. Si sarebbe dovuto capire già da lì, Taricone.
O dall’ultima puntata di quel primo Grande Fratello, dalla quale se ne andò solo alla fine senza vincere ma avendo vinto. Ecco, sono state quelle le ultime scintille da reality. Poi si è dato Taricone, da quella roba lì, si è messo a fare tutto sul serio. Ha scelto cosa essere e ci ha lavorato su per bene.
Fiction (Distretto di polizia, La nuova quadra, Codice rosso, Tutti pazzi per amore 2), programmi tv (ha fatto l’opinionista nel Wild West di Alba Parietti, il giurato in Uno due tre stalla di Barbara D’Urso e ha ottenuto persino una rubrica «Pietro la notizia» all’interno del Niente di personale di Antonello Piroso), addirittura il cinema: nel Ricordati di me di Gabriele Muccino, in Maradona, la mano de Dios e in Radio West, sul set del quale incontrò la Smutniak. Il primo giorno del resto della sua vita. Speriamo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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