nostro inviato a Viareggio (Lucca)
È un brutto presagio quando vedi spuntare un peluche mezzo bruciacchiato, da un cumulo di macerie. Puoi anche guardarlo con l'aria distratta quel peluche, e affrettare il passo. Come fanno giustamente tutti, perché, nel formicaio delle ruspe e dei mezzi dei vigili del fuoco, c'è ancora tanto, troppo da fare, qui, nello spettrale campo dell'apocalisse di una notte. Puoi anche far finta di non vederlo, quel peluche. Ma, se ti fermi un attimo a riflettere, pensi che un bimbetto non lascerebbe mai solo il suo peluche, non lo abbandonerebbe mai. A meno che gli sfugga dalle manine mentre cerca di fuggire da un inferno. A meno non abbia avuto nemmeno il tempo di accorgersi che, una perfida, gigantesca torcia arancione, sbucata all'improvviso, come in un brutto sogno, in una notte di prima estate, stava per inghiottire di colpo lui e il suo fedele, dolcissimo compagno.
La gente, attorno alla cappellina di Sant'Antonio, ricostruita, dopo i bombardamenti, quelli veri, nel '44, sussurra che quello è il peluche di Corrado. Bruciano gli occhi, e in gola ti entra il fiele acre che la torcia malefica della notte ha appiccicato in tutta via Porta Pietrasanta, il budello nero come la pece, anticamera dell'inferno che ha carbonizzato tutto, laggiù, nel gorgo oscuro di via Ponchielli. Corrado, il bimbetto dai capelli rossi, che non stava mai fermo, abitava qui, sopra queste macerie, dove ha lasciato il peluche. Dove, fino all'altra notte, c'era la casa di mamma e papà. E la stanza dei suoi due fratellini, Luca di tre anni e Leonardo di otto. È successo tutto un quarto d'ora prima della mezzanotte. L'odore di gas, l'aria irrespirabile, le fiamme che salgono altissime avvolgendo tutto il quartiere del Terminetto, dietro la stazione ferroviaria. I genitori che svegliano in fretta i tre bambini, bisogna portarli in macchina e scappare via, presto. Imbambolato dal sonno Corrado è il primo che viene caricato sulla «Scenic» di famiglia. Sembra lunico al sicuro, lunico salvo. Poi la mamma, la signora Piagentini, corre a prendere in braccio Luca, mentre di Leonardo si sta occupando il padre. Briciole di secondi, il tempo di una scintilla. Che accende quella bolla di gas che, oramai, ha ingabbiato l'intero quartiere. La vecchia palazzina di due piani esplode, si affloscia dentro quel forno immane, che brucia a settecento gradi. La mamma e Luca vengono investiti dalle fiamme quando sono per strada. La donna trasportata a Pisa, al centro grandi ustionati, muore poco dopo, come il suo Luca, mentre Leonardo e suo padre vengono estratti ancora in vita dalle macerie. Leo, il volto sfregiato dalle ustioni, ricoverato all'ospedale pediatrico Meyer di Firenze, dopo ore d'incertezza, viene dichiarato fuori pericolo. E anche suo padre, pur gravemente ferito, se la caverà.
Ma Corrado? Quello che sembrava salvo? È il nonno, nonno Giovanni, che per tutta la notte non riesce a star seduto nemmeno un attimo sulla panchina dei giardinetti di largo Risorgimento, a lanciare l'allarme, a chiedere notizie del nipotino a tutti quelli che incontra. Chi può pensare alla cosa più atroce? «Dov'è il mio piccolo? Trovatelo, cercatelo, vi prego!», implora tra le lacrime, mentre, a sconvolgere il suo cuore, sopraggiunge il presentimento più agghiacciante. Mentre, frugando con lo sguardo tra i calcinacci e i resti di un nulla informe, stringe tra le mani le foto dei suoi piccoli. Così, è solo alle prime luci dell'alba che i soccorritori fanno la scoperta più terribile. Del resto chi può accettare, chi può davvero credere, purtroppo, alla verità più sconfortante: che Corrado sia poco più che un mucchietto di ceneri. Creaturina carbonizzata e imprigionata dentro l'auto che, questioni di pochi secondi l'avrebbe portato in salvo, via da quel terribile sogno che stava facendo, quando è stato svegliato dalla mamma. «Fatemelo vedere - urla nonno Giovanni -. Come si fa, come si fa a pensare che una notte assurda, la notte di un treno che deraglia in stazione, distrugga un'intera famiglia. Che si vive a fare adesso?».
Negli sguardi attoniti della gente di Viareggio che rimane basita dietro i nastri biancorossi, che segnano il confine tra la vita e la morte, la storia di Corrado si porta dietro altre storie tragiche. Storie di altri bambini e ragazzi che, l'altra notte sono deragliati dalla vita, come quelle cisterne assassine. La piccola di tre anni in agonia all'ospedale Bambin Gesù di Roma per ustioni più grandi di lei e con le «condizioni gravissime» sulle quali è in bilico un altro bimbo di 2 anni, sempre al Meyer di Firenze, dove è stato sottoposto ad un intervento chirurgico di decompressione da parte dello staff del Centro ustioni.
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