Tutta colpa di Carlo Calenda. Nel 2022, alla vigilia delle elezioni politiche, il leader di Azione fa sbroccare, «svelandone» le fede politica, Francesco Crisafulli, la toga della sezione Immigrazione del Tribunale di Roma, che rischia di far saltare in aria, con la sua decisione di non convalidare il trattenimento dei migranti, il piano del governo Meloni dei centri costruiti in Albania per accogliere gli immigrati che non hanno diritto alla protezione civile. Come la più nota Silvia Albano, magistrato che già nel 2023 criticava il protocollo Italia-Albania, anche Crisafulli sembra aver «simpatie rosse». Dal suo recente passato spunta un tweet inequivocabile. È il 27 luglio 2022, siamo a meno di due mesi dal voto che sancirà la vittoria di Giorgia Meloni, e Crisafulli posta sul suo account Twitter un articolo che riporta l'annuncio di Calenda sulla rottura dell'alleanza con l'allora segretario del Pd Enrico Letta. Decisione, che come si ricorderà, darà la spinta finale alla volata del centrodestra. Il giudice Crisafulli, che venerdì scorso ha deciso di non trattenere gli immigrati portati dalla Marina Militare nei centri albanesi, è una furia per la decisione di Calenda e non trattiene lo sfogo: «Crollo di stima per chi (riferito a Calenda) non valuta neppure un'alleanza dei responsabili contro i pazzi. Per fortuna se l'alleanza ci sarà la vostra assenza non verrà notata...» - scrive sui propri social.
A mostrare il tweet del magistrato, che tiene sotto scacco le politiche per l'immigrazione dell'esecutivo Meloni, è stata la trasmissione Quarta Repubblica andata in onda ieri sera su Rete4. Il contenuto del tweet appare inequivocabile. Crisafulli è una «belva», la rottura dell'accordo tra Letta e Calenda regalerebbe la vittoria ai «pazzi» di Fdi, di Meloni e del centrodestra. Un messaggio che svelerebbe cosa pensasse due anni fa il magistrato chiamato a giudicare un provvedimento del governo di destra.
Non è la prima volta che le strade di Fratelli d'Italia e del giudice Crisafulli si incontrano. Agli atti della Camera c'è un'interrogazione parlamentare, depositata alla fine della passata legislatura da Andrea Delmastro, attuale sottosegretario alla Giustizia. Cosa chiede l'esponente meloniano all'allora ministro della Giustizia Marta Cartabia? Sotto i riflettori è finita un'altra sentenza pronunciata da Crisafulli. C'è sempre Meloni. In piena campagna elettorale una pagina social «Difendiamo le Unioni Civili» tarocca i manifesti elettorali di Meloni e Fratelli d'Italia attribuendone slogan e messaggi falsi. Ma non solo. I post taroccati con volto di Meloni e logo Fdi vengono rilanciati e sponsorizzati. I legali del partito di Meloni chiedono al Tribunale di Roma di oscurare la pagina e rimuovere quel materiale che induce nell'errore l'elettore. Soprattutto nei giorni caldi dalla campagna elettorale. La richiesta dei legali della premier finisce sul tavolo del magistrato Crisafulli che rigetta l'istanza. «Inspiegabilmente» per Delmastro, che depositerà l'interrogazione, ricordando inoltre i tweet contro il centrodestra del giudice. Ma non è tutto. Anche il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini ha incrociato sulla sua strada la toga Crisafulli. Siamo nel gennaio 2019. Il leader della Lega è ministro dell'Interno nel governo Conte 1 e con un decreto impone alle coppie omosessuali di identificarsi come «padre» e madre sulla carta d'identità.
Il tribunale di Roma chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di una coppia omosessuale fa a pezzi il decreto di Salvini, imponendo di scrivere sulla carta d'identità genitore 1 e genitore 2. Chi è il giudice che emana la sentenza? Francesco Crisafulli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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