Alfredo Cospito aveva promesso di farsi morire in carcere. E invece prima ha chiesto i domiciliari, che gli sono stati negati dal Tribunale di Milano, e poi, di fronte al chiudersi di tutte le porte rispetto al suo ricatto per uscire dal 41 bis, ha ricominciato a mangiare.
Latte, tè al limone, caffè d’orzo, acqua, zucchero e multivitaminici, mentre da giorni è stato spostato dal carcere di Opera al reparto di osservazione dell’ospedale San Paolo di Milano.
Da quanto è trapelato da fonti ospedaliere e del Dap, l'anarchico avrebbe seguito i consiglio del suo medico, e consulente di parte, che martedì scorso, quando gli ha fatto visita, gli ha spiegato che se non avesse fatto una tregua la situazione sarebbe precipitata in modo "potenzialmente irreversibile nel giro di poco tempo" e lo ha invitato a "ragionare". Un segnale questo che testimonia quello che è già stato affermato, ossia che Cospito "non vuole morire", anche se in questo momento sarebbe "demoralizzato", "triste" e "nervoso" a seguito del rifiuto, da parte della Sorveglianza, di concedergli i domiciliari. Ora la prossima mossa dei suoi legali è rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell'uomo.
Due giorni fa sono state pubblicate le motivazioni della Cassazione al verdetto depositato dalla Prima sezione penale relativo all'udienza svoltasi il 24 febbraio, con cui la Corte ha deciso di confermare il carcere duro per Cospito, convalidando in pieno l'ordinanza con la quale il Tribunale di Sorveglianza di Roma lo scorso primo dicembre aveva respinto il ricorso della difesa contro il 41bis.
Secondo la Cassazione Alfredo Cospito “se sottoposto a regime ordinario" può continuare ad essere "punto di riferimento e fonte di indicazione delle linee programmatiche criminose e degli obiettivi da colpire" da parte dei suoi "accoliti" della Federazione anarchica informale. Per la sua attuale e "perdurante pericolosità" gli ermellini hanno deciso di confermare il 41bis per l’anarchico che sulle spalle ha una condanna a venti anni di reclusione per il reato di terrorismo pronunciata in primo grado dalla Corte di Assise di Torino il 24 aprile 2019 per una serie di attentati rivendicati tra il 2003 e il 2016, tra i quali l'aver sparato alle gambe a Roberto Adinolfi, manager dell'Ansaldo Nucleare, nel 2012 a Genova. Un crimine del quale non si è mai pentito, ed anzi se ne è assunto la paternità in udienza. Nel frattempo è in corso il processo di appello, anche per gli attentati falliti alla scuola carabinieri di Fossano.
Il procedimento è sospeso e la difesa di Cospito ora ha gli occhi puntati alla Consulta che il 18 aprile deciderà se è legittima la norma che, per il reato di strage politica, impedisce certi sconti di pena in casi, come quello di Cospito, di recidiva aggravata. Altro aspetto messo in rilievo dalla Cassazione è il fatto che Cospito "non ha in alcun modo manifestato segni di dissociazione e, anzi, ha continuato con i suoi scritti fino ad epoca recente a propugnare il metodo di lotta armata", esaltando un anarchismo "diverso da quello 'classicò e connotato da azioni che mettono in pericolo la vita degli uomini e donne del potere".
In proposito, i supremi giudici ricordano che il primo attentato messo a segno dal Fai è quello del pacco bomba consegnato a Romano Prodi, a Bologna nel dicembre 2003, quando era presidente della Commissione Ue. Secondo i giudici del Palazzaccio inoltre, è "esaustiva e corretta" la motivazione del tribunale di sorveglianza di Roma "che ha individuato il pericolo di collegamenti" di Alfredo Cospito con il Fai "sulla base di univoci elementi fattuali, non contestabili per essere rappresentati sulla base di dati certi" e "ravvisati nella reiterata affermazione di appartenenza associativa e nel ruolo verticistico di Cospito, accertato con sentenza passata in giudicato".
Le parole della Cassazione sono state commentate dal viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto:" La Cassazione ha deciso sulla scorta di elementi, gli stessi certamente esaminati dal governo, ma per sponde e posizioni diverse. Il ministro ha espresso un giudizio molto motivato. La Cassazione ha valutato invece provvedimenti giurisdizionali se fossero o meno meritevoli di essere riformati. Mi sembra che ognuno ha fatto il suo".
Il deputato di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli ha sottolineato che "è giusto che decida la magistratura ma sono contento che il governo non abbia ceduto alle minacce degli anarchici", confermando che, per quanto lo
riguarda, le parole pronunciate tempo fa contro il Pd: "Vorrei chiedere al centrosinistra se porterebbe di nuovo avanti 45 giorni di sollevazione popolare per scoprire poi che il giurì d'onore dà ragione a noi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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