Le toghe mettono in scena la protesta contro Nordio e lasciano tutte le aule d'Italia

Alla Corte d'Appello di Napoli hanno abbandonato l'Aula mentre parlava il ministro Nordio. E poi toga nera, Costituzione in mano, Tricolore e invettive contro il governo per la separazione delle carriere

Le toghe mettono in scena la protesta contro Nordio e lasciano tutte le aule d'Italia
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Come deliberato dal Comitato Direttivo dell'Anm in segno di protesta contro la riforma della separazione delle carriere, i magistrati presenti all'inaugurazione dell'anno giudiziario del distretto di Corte d'Appello di Napoli hanno abbandonato il Salone dei Busti di Castel Capuano dopo che ha preso la parola il ministro della Giustizia Carlo Nordio. I magistrati indossano la toga e una coccarda tricolore, tra le mani un pieghevole con i principi fondamentali della Costituzione.

Un centinaio di magistrati milanesi ha lasciato l'aula magna del tribunale quando ha preso la parola la rappresentante del governo Monica Sarti per protestare contro le riforme costituzionali volute dal governo. Tra gli altri, è uscito anche il presidente del Tribunale, Fabio Roia.

Anche a Roma i magistrati hanno lasciato l'aula Europa dove, alla Corte di Appello di Roma, era in corso l'inaugurazione dell'anno giudiziario. Come da iniziativa lanciata dall'Associazione nazionale magistrati (Anm) in tutta Italia, i magistrati hanno abbandonato la cerimonia prima che iniziasse a parlare il sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano.

Pure a Firenze, nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, alcuni magistrati hanno aderito alla protesta indetta dall'Anm contro la separazione delle carriere. Riconoscibili per la toga, una coccarda e la Costituzione in mano, al momento dell'inizio dell'intervento del rappresentante del ministero della Giustizia (a Firenze Antonio Sangermano) hanno abbandonato in silenzio l'auditorium del palazzo di giustizia in cui si svolge la cerimonia. Tutti i magistrati veneziani sono usciti dall'aula di Palazzo Grimani recando in mano dei cartelli non appena è stato annunciato l'intervento del sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari.

"La toga rossa si mette per la cerimonia, la nera è quella che noi mettiamo ogni giorno per andare a lavorare. Ed è anche un segnale, perché il nero è un colore che evoca il lutto e forse c'è qualcosa che non ci piace e noi riteniamo di dovere segnalarlo", ha detto il procuratore generale della Corte d'Appello di Catanzaro, Giuseppe Lucantonio, parlando con i giornalisti prima dell'inizio della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario del distretto.

Coccarde tricolori sulla toga, Costituzione alzata al cielo durante l'esecuzione dell'inno nazionale, cartelli con una frase di Pietro Calamandrei: "In questa Costituzione (...) c'è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Questa (...) non è una carta morta (...), è un testamento, un testamento di centomila morti. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità (...) lì è nata la Costituzione". Questa la protesta organizzata dai magistrati del distretto della Corte d'Appello di Bari per l'inaugurazione dell'anno giudiziario, tutt'ora in corso nell'aula magna del palazzo di giustizia di piazza Enrico De Nicola, contro la riforma della giustizia.

"Visto che vi affidate al sorteggio, ho comprato un regalo per il ministro: così giochiamo ai dadi la giustizia italiana". Lo dice il segretario di AreaDg Giovanni Zaccaro che, partecipando all'inaugurazione dell'anno giudiziario a Bari, fa sapere di aver deciso di rendere plastica la protesta che le toghe stanno portando avanti in tutta Italia consegnando dei dadi al vice ministro della Giustizia Sisto. Ironizza il segretario dell'associazione che riunisce le toghe progressiste: "Niente più studio per avvocati e magistrati, niente più motivazione, giochiamocela ai dadi. Lo aveva già pensato Rabelais nel '500, ma era un romanzo satirico e non - conclude - la tesi di un ministro della giustizia di una moderna Repubblica democratica".

Stracolma l'aula magna della corte d'appello di Palermo. I magistrati sono entrati con la Costituzione in mano, mentre il presidente della Corte d'appello, Matteo Frasca, ha parlato con alle spalle una gigantografia di Giovanni Falcone e ai lati due pannelli che riproducono la Costituzione. In aula, oltre ai magistrati in toga con la coccarda tricolore e copia della Costituzione, anche il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, la procuratrice generale Lia Sava, l'eurodeputata di Forza Italia Caterina Chinnici (figlia di Rocco, giudice istruttore ucciso dalla mafia nell'83), il presidente della Regione Renato Schifani, il presidente del Tribunale Piergiorgio Morosini, la procuratrice per i minorenni Claudia Caramanna, il procuratore Maurizio de Lucia, il sindaco Roberto Lagalla, il prefetto Massimo Mariani e l'arcivescovo Corrado Lorefice.

Le parole del ministro

"È doloroso - ha dichiarato Nordio nel suo intervento - che qualcuno possa pensare che questa riforma costituzionale sia punitiva per la magistratura. Tutte le opinioni sono benvenute, tutte le manifestazioni di dissenso. Però che si possa pensare che un ministro che a 30 anni è entrato in magistratura ed è stato per tre anni alla guida dell'inchiesta contro le Brigate Rosse, tutta la colonna veneta, e ha assistito alla morte di alcuni dei suoi colleghi, che un ex magistrato quale sono possa avere come obiettivo l'umiliazione della magistratura, lo trovo particolarmente improprio".

“L’Aventino non ha mai portato bene. Ricordo che fu deciso di fronte alla limitazione delle libertà del Parlamento, mentre oggi si manifesta proprio contro l’autonomia di legiferare di un Parlamento libero ed eletto democraticamente. E non solo è oltremodo offensivo, ma anche una ribellione di una parte seppure minoritaria della magistratura, cioè di un potere dello Stato contro lo Stato stesso. Abbandonare l’aula, in un momento così solenne come l’inaugurazione dell’anno giudiziario, è l’evidente dimostrazione dei pregiudizi, del rifiuto e della fuga da ogni forma di dialogo, con la pretesa di condizionare l’opinione pubblica.

Oggi abbiamo assistito ad una messa in scena che mai avremmo voluto vedere, al punto più basso toccato dalla magistratura, che ha ubbidito agli ordini del decalogo imposto e distribuito dall’Anm. E queste sarebbero autonomia e indipendenza…", ha dichiarato la senatrice di Forza Italia e la vice presidente del Senato, Licia Ronzulli.

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