Sanzioni per il giudice che ha definito "pericolosa" il premier Giorgia Meloni e bacchettate a chi ha scritto le sentenze svuota Cpr in Albania con l'alibi della presunta incompatibilità del Protocollo tra Italia e Albania rispetto alla normativa europea e internazionale.
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, risponde in aula al question time e infiamma lo scontro tra politica e magistratura: "È vero che c’è questa sentenza della Corte di giustizia che pone tre paletti - sottolinea il Guardasigilli - nel caso in cui il giudice ritenga che il richiedente provenga da un Paese non sicuro, o in alcuni parti o in relazione a certe situazioni soggettive come l’orientamento sessuale o politico, il giudice della nazione, in questo caso del Tribunale di Roma, deve motivare in modo esauriente, completo e nel caso di specie”.
E così non è, anzi: la motivazione dovrebbe essere “completa, esaustiva e relativa al caso” invece Nordio invita i parlamentari a leggerla: “I 12 decreti del Tribunale di Roma - ha aggiunto - sono stati stampati praticamente su medesimo file e che non c’è alcuna motivazione né completa né esaustiva inerente al caso concreto per quanto riguarda questi singoli richiedenti asilo. E quindi è inottemperante questa alla sentenza della Corte".
Quanto al rischio di possibili incidenti diplomatici con i Paesi definiti dalla sentenza 'non sicuri' Nordio rincara la dose: il concetto di sicurezza di un Paese non può che essere scelta esclusivamente politica. A maggior ragione se la sentenza della Corte di Giustizia dà al giudice la responsabilità di fissare paletti nel caso in cui il giudice ritenga che il richiedente provenga da un Paese non sicuro in alcune parti del suo territorio, o non sicuro in relazione a certe situazioni soggettive.
E nelle sentenze fotocopia questa valutazione non c'è. "Nel decreto approvato dal governo si eleva a rango di norma primaria l'indicazione dei Paesi sicuri - sottolinea il Guardasigilli - ed è un'indicazione che spetta ovviamente agli Stati. Basti pensare che in Germania c'è una riserva di legge per l'indicazione dei Paesi sicuri", è il ragionamento del ministro.
Nordio affronta anche l'accusa del procuratore di Cassazione Marco Patarenello di Md al premier, ricordando che il requisito della leale collaborazione istituzionale "anche nella diversità di opinioni e divisioni", ha continuato Nordio associandosi alle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella quando il capo dello Stato afferma che "occorre saper esercitare capacità di mediazione e sintesi e questo è parte essenziale della vita democratica poiché le istituzioni appartengono e rispondono all'intera collettività e tutti devono potersi riconoscere in esse".
Ecco perché "la lettera inviata sulla mailing list desta non poco stupore e come ex magistrato desta anche non poco dolore", ammette Nordio. A suo giudizio "affermare che il presidente del Consiglio proprio perché "non ha inchieste giudiziarie a suo carico" è un pericolo maggiore di quello dell'onorevole Silvio Berlusconi e dobbiamo porvi rimedio - ha proseguito il ministro - è una frase di una gravità da prendere in considerazione", molto indicativa per comprendere il clima istituzionale che vive la nostra democrazia. Paternello subirà un'azione disciplinare, questo è pacifico.
"La verifica dei presupposti per l'esercizio dei poteri ispettivi che la legge riserva il ministro della Giustizia è al vaglio", ricorda il ministro a cui spetta l'onere di valutare il comportamento del magistrato.
Ma l'affondo peggiore Nordio lo riserva a qualche ex collega: "Quando sono entrato in magistratura nel 1976
il prestigio di questa godeva del consenso dell'oltre 80% dei cittadini italiani, pari e qualche volta superiore a quello addirittura della Chiesa cattolica. Oggi è precipitato per colpa di chi non voglio nemmeno citare".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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