Caso procure, Palamara patteggia un anno e chiude il processo a Perugia

I giudici del Tribunale di Perugia hanno accolto la richiesta di patteggiamento a un anno (pena sospesa) per l'ex magistrato. Si chiude il filone che ha fatto tremare il Csm

Caso procure, Palamara patteggia un anno e chiude il processo a Perugia
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I giudici del Tribunale di Perugia hanno accolto la richiesta di patteggiamento a un anno (pena sospesa) per l'ex magistrato Luca Palamara, e hanno assolto Adele Attisani che ha scelto di essere giudicata con rito abbreviato. Palamara era accusato per presunte utilità ricevute dall'imprenditore Fabrizio Centofanti, che, per lo stesso procedimento, aveva patteggiato il reato di corruzione che, a questo punto, rimarrà senza il corrotto. Il “Gico” della Guardia di Finanza che aveva condotto l’indagine e che aveva “infettato” il telefono di Palamara con il trojan, ritenuto indispensabile per scoprire tale corruzione, non ha dunque dato un volto al pubblico ufficiale corrotto da Centofanti.

L'altra imputata Adele Attisani è stata assolta dall'accusa di traffico di influenze illecite. Professoressa, Attisani era accusata di aver beneficiato delle presunte (e poi smentite) corruzioni dello stesso Palamara quando quest’ultimo presiedeva la potente Commissione per gli incarichi direttivi del Csm e decideva così sulle nomine. Dopo quasi cinque anni si chiude così l’indagine della Procura di Perugia che nella tarda primavera del 2019 sconvolse il Consiglio superiore della magistratura, determinando le dimissioni di ben cinque consiglieri e dell'allora procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio, oltre all'annullamento della nomina di Marcello Viola a capo della Procura di Roma come successore di Giuseppe Pignatone.

I giudici hanno accolto la richiesta di patteggiamento avanzata dalla difesa di Palamara che era già stata accordata dal procuratore Raffaele Cantone. Ma l’ex numero uno dell’Associazione nazionale magistrati ribadisce però che la richiesta di accedere a riti alternativi, come appunto il patteggiamento, non implica “riconoscere alcuna forma di mia responsabilità” ma è solo un modo per “liberarmi dal fardello dei processi ed essere così più libero di portare avanti la battaglia di verità per una giustizia giusta”.

“Come ho sempre dichiarato sin dall’inizio della vicenda che mi ha riguardato non ho mai venduto la mia funzione e mai avrei tradito il giuramento fatto al momento del mio ingresso nella magistratura", ha aggiunto l’ex pm di Roma, che ribadisce poi il suo impegno nella “battaglia di verità su ciò che non ha funzionato all’interno della magistratura e nei rapporti tra politica e magistratura a supporto di quei tanti cittadini onesti che in questi anni mi hanno sostenuto e che fuori dalle ipocrisie vogliono far sentire la loro voce per una vera riforma della giustizia che – ha concluso Palamara – da troppo tempo manca nel nostro Paese".

"Oggi sono definitivamente cadute tutte le accuse di corruzione mosse nei miei confronti, essendo mutata l'ipotesi di reato che mi viene contestata dalla Procura di Perugia. Quindi, non c'è mai stata nessuna corruzione al Csm come una parte della (dis)informazione raccontava il 30 maggio del 2019 all'inizio di questa vicenda.

Accedendo ai riti alternativi previsti dalla legge Cartabia per una ipotesi di reato diversa e sicuramente meno grave- dice Palamara-ho così deciso di liberarmi dal peso dei processi senza l'ammissione di alcuna forma di mia colpevolezza ma esclusivamente per ragioni personali e processuali".

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