"Sentenza già scritta, Nordio mandi gli ispettori"

La sintesi dell’interrogazione presentata dal presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri al Guardasigilli Carlo Nordio, dopo il provvedimento della sezione Immigrazione del Tribunale di Roma

Il centro migranti italiani nel porto di Shengjin, in Albania
Il centro migranti italiani nel porto di Shengjin, in Albania
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«La sentenza che ha svuotato il Cpa di Gjader in Albania era già scritta, adesso il ministero della Giustizia mandi gli ispettori». È questa la sintesi dell’interrogazione presentata dal presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri al Guardasigilli Carlo Nordio, dopo il provvedimento della sezione Immigrazione del Tribunale di Roma che ha «congelato» il trattenimento di due irregolari provenienti da Egitto e Bangladesh e fermi nell’hotspot albanese «in attesa del pronunciamento della Corte di giustizia Ue sui “Paesi sicuri” prevista per il luglio del prossimo anno.
«Serve un’ispezione per capire come funzionino i meccanismi decisionali di alcuni tribunali», si chiede Gasparri, convinto che c’è un problema di «competenze» e di «riservatezza», visto che «le notizie sembrano circolare anche a beneficio di persone che non dovrebbero sapere quando vengono depositati dei verbali e, soprattutto, cosa contengano».

Secondo il senatore azzurro, in occasione del comizio organizzato a Roma da Magistratura democratica, il giudice Silvia Albano (della sezione Immigrazione di Roma) aveva dato l’impressione di conoscere una sentenza che è stata emessa oggi da un giudice monocratico sul rientro dall’Albania di due immigrati destinati al centro gestito dall’Italia in quel Paese». Come è possibile, si chiede Gasparri? «Mi era sembrato singolare che la Albano, che non è titolare di questo procedimento, sapesse che era già stato depositato un verbale su questa sentenza e che desse l’impressione di conoscerne il contenuto. Siamo di fronte non solo a uso politico della giustizia reiterato, con un’invadenza nelle competenze dell’esecutivo e del legislativo senza pari da parte delle toghe, ma siamo anche di fronte a episodi che richiedono una verifica sotto il profilo della competenza e della trasparenza. Ho detto ieri che guardando in certi ambienti giudiziari italiani si ha l’impressione che stiamo messi peggio della Corea del Nord. Confermo questa impressione. I Paesi pericolosi non sono quelli dove rimandiamo gli immigrati clandestini, il Paese pericoloso è l’Italia finché ci sono magistrati di questo tipo all’opera», ha concluso il capogruppo Fi al Senato.

Dal canto suo la stessa Albano - sotto scorta per le minacce ricevute dopo il verdetto svuota Cpa - oggi a Repubblica rincara la dose e parla di «forti tentativi di condizionamento sui giudici rispetto alle loro decisioni»: «Lo scontro si è personificato in modo insopportabile su di me, sono stata scelta come parafulmine. Così i matti si scatenano e si sentono autorizzati a fare qualsiasi cosa», salvo poi personalizzare anche lei, puntando il dito sul premier Giorgia Meloni. «Quello scontro lo vuole il governo, c’è una campagna personalizzata su di me, fomentata da alcuni giornali e trasmissioni ma anche da politici, dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni in giù. I giudici non devono ostacolare i loro piani e non devono criticare le leggi. Ma il potere giudiziario è stato creato per garantire la legalità», spiega il presidente di Magistratura democratica sotto scorta.

I pm di Perugia stanno eseguendo gli accertamenti sui messaggi recapitati anche sulla mail e i social di Magistratura democratica, per le frasi minacciose come «Magistrato militante e corrotto spero che qualcuno ti spari molto presto, sarà un giorno di gioia e festa» oppure «la toga rossa Albano fa politica e non fa trattenere i clandestini in Albania».

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