
L'Alta corte di Giustizia? Un orrore, aboliamola. Anzi teniamola ma invece di quindici giudici mandiamone diciotto. No, meglio venti. Perché non dodici? Oppure quindici, ma con le quote rosa. E via di questo passo. Sono solo alcune delle perle che si trovano frugando nel malloppo di oltre milletrecento emendamenti che le opposizioni hanno scaraventato sul Senato per cercare di bloccare la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere, già approvata alla Camera e in dirittura d'arrivo per la sua prima approvazione parlamentare. La maggioranza va avanti compatta, la premier Meloni quando ha ricevuto i magistrati ha gentilmente spiegato che di modifiche non se ne parla. Così le opposizioni hanno scelto l'unica strada residua a loro disposizione, l'ostruzionismo.
È uno strumento classico dei lavori parlamentari, ma che in questo caso rasenta la comicità. Nella montagna di emendamenti scaraventata sulla commissione c'è tutto e il contrario di tutto, sullo stesso comma si propongono mille modifiche diverse, incompatibili l'una con l'altra, che se per ipotesi venissero approvate renderebbero la riforma un pastrocchio incomprensibile.
Chi sono, i firmatari di questo malloppo di proposte? Il terzetto più scatenato, che detiene il record delle firme, viene dal gruppetto di Avs, l'Allenza verdi-sinistra. Un terzetto assai eterogeneo: c'è Peppe De Cristofaro, navigatissimo ex funzionario del Pci; Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, morto quando era in arresto; Tino Magni, operaio metalmeccanico, roccioso leader dei metalmeccanici lombardi. A ruota segue il pattuglione dei 5 Stelle, con quasi sempre primo firmatario l'ex magistrato Roberto Scarpinato, già oggetto dei sarcasmi di Ilda Boccassini per la sua capigliatura. Buoni ultimo, il Partito democratico, che porta anch'esso il suo contributo a proporre modifiche incompatibili le une con le altre.
Tra i temi che appassionano di più gli emendatari c'è l'Alta corte di giustizia, che dovrebbe sostituire il Csm nei procedimenti disciplinari ai magistrati. Secondo il testo del governo devono farne parte anche avvocati con vent'anni di servizio: il Pd Silvio Franceschelli chiede che ne bastino cinque, Susanna Camusso ne vuole otto, Michele Fina propone dieci, Zambito dieci, Verducci quindici, D'Elia diciassette, Rando ventitrè, Valente venticinque: la cosa buffa è che questi senatori sono tutti del Pd, non si sono parlati tra di loro? Intanto però ognuno ha fatto il suo emendamento, e l'iter della riforma ogni volta si rallenta di un minuto.
Ma sono dei dilettanti rispetto al terzetto di Avs De Cristofaro-Cucchi-Magni: sullo stesso tema cruciale dell'anzianità degli avvocati da mandare all'Alta corte presentano centocinquanta emendamenti che differiscono di un giorno ciascuno: diciott'anni e un giorno, diciott'anni e due giorni, e così via.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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