Ha accusato il ministro della Difesa Guido Crosetto di non conoscere la Costituzione, ha criticato la separazione delle carriere ("un pericolo"), ha tacciato Matteo Salvini di "grettezza istituzionale" per aver chiesto provocatoriamente ai "giudici che boicottano le leggi di cambiare mestiere"; ha puntato il dito con il governo "sovranista che non rispetta le leggi europee e punta a zittire la magistratura" invitando i colleghi a "non restare in silenzio" per non fare "la fine di Ungheria e Polonia". Che Stefano Musolino, procuratore aggiunto di Reggio Calabria, magistrato e segretario di Magistratura Democratica, fosse in prima linea non era certo un mistero. Per cui non stupisce più di tanto che sia finito sotto i fari del Csm dopo le ultime sue esternazioni in tv e a un evento pubblico. A chiedere l'apertura della pratica sono state due consigliere laiche del centrodestra di palazzo Bachelet, Isabella Bertolini in quota Fratelli d'Italia e Claudia Eccher in quota Lega. Oggetto della richiesta, già all'ordine del giorno della Prima Commissione del Csm e trasmessa alla Procura Generale della Cassazione, le frasi sciorinate nel corso della manifestazione "No ponte" dello scorso ottobre a Villa San Giovanni.
"Siamo molto preoccupati; esiste un problema di gestione del dissenso che non può essere affrontato attraverso strumenti penali. Stiamo vivendo un momento in cui si presentano davanti a noi scelte molto importanti. I conflitti possono essere deleteri se non si basano sul rispetto reciproco delle posizioni e possono essere invece molto fruttuosi se vengono gestiti e governati. Ma per farlo, non si può ricorrere allo strumento penale. Non si possono inventare nuove norme per radicalizzare il dissenso e, addirittura, criminalizzarlo", ha dichiarato Musolino.
Che in passato aveva affermato: "È nostro dovere fare moral suasion per spiegare ai cittadini gli interessi in gioco anche in virtù di una certa stampa che non fa giusta informazione, ma solo l'interesse del governo, come chi ha pubblicato le email della chat di Anm, documenti riservati che sono stati strumentalizzati. Quella frase è stata estrapolata da un contesto più ampio e più approfondito dove il collega ribadiva peraltro che noi magistrati "non dobbiamo fare opposizione politica". Ma queste parole non sono state riprese dalla presidente del Consiglio ed è emersa una verità distorta. Non dovrebbe accadere che da un'email si prendano solo alcune frasi e si costruisca una narrazione diversa dal testo completo".
A difesa di Musolino è subito intervenuto il sindacato delle toghe. "Questa non è più pretesa di imparzialità, è richiesta di silenzio e questo non è accettabile.
Il magistrato può, sui temi di giustizia, intervenire argomentando, perché è il nostro specifico campo professionale. Non si può chiedere, in nome dell'imparzialità, il silenzio", ha affermato il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati Giuseppe Santalucia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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