Maglie e ritratti nel mito del Campionissimo

Le straordinarie imprese di Coppi rievocate in una esposizione alla galleria Mariani

Franco Sala

Fausto Coppi: una leggenda senza confini. È aperta a Seregno la mostra sulla carriera sportiva e la vita privata del Campionissimo. «Fausto? Aveva vent’anni di vantaggio sul gruppo»: lo disse Raffaele Geminiani, il ciclista italofrancese che gli fu vicino anche nella sventura, salvandosi con un po' di chinino dalla stessa malaria che, il 2 gennaio 1960, aveva ucciso Coppi a poco più di 40 anni. La mostra «Fausto Coppi. La leggenda», allestita dalla Galleria civica «Ezio Mariani» in via Cavour 26, racconta la vita di Coppi: la storia del ragazzo, dell'uomo, del campione, attraverso straordinarie immagini fotografiche e una ventina di pannelli che raccolgono momenti ed episodi che sono diventati vita ed epopea del ciclismo.
«Su Fausto Coppi e il suo mito si è detto e scritto di tutto. E anche di più. Ad oltre quarant'anni dalla sua assurda e prematura morte – ha dichiarato l’assessore alle Politiche Educative e Culturali, Guido Trabattoni - il nome del Campionissimo evoca non solo le sue straordinarie imprese in bicicletta, al Giro e al Tour, nelle classiche e su pista, ma rappresenta anche il simbolo della rinascita dell'Italia dopo gli orrori della guerra e l’inizio di quel periodo passato alla storia con il termine di “miracolo economico“».
D’intensa forza emotiva la mostra documenta questo mondo, con i ritratti dei protagonisti dell’epoca, con le foto dei momenti storici. E soprattutto con gli oggetti che, per il loro valore simbolico ed evocativo esprimono l’entusiasmo della ricostruzione in un’Italia che si avvia verso il boom: la bicicletta con la quale Coppi vinse la Parigi–Roubaix del 1950, le maglie di campione mondiale e campione italiano, la maglia rosa di vincitore del Giro d’Italia e quella gialla del Tour de France, l’Aurelia del Campionissimo e la mitica Alfa 1900, l’ammiraglia della Bianchi.
Sono esposti inoltre due ritratti ad acquarello dell’artista bolognese Claudio Pesci, un manufatto di legno alto quasi due metri che rappresenta il ciclista come il «Grande Airone» e un busto in cotto realizzato dallo scultore seregnese Antonio De Nova.

«Il ricordo di Coppi è ancora così vivo – spiega l’assessore alla promozione dello sport, Marco Cajani - non tanto per il numero delle vittorie che lo hanno fatto grande, quanto per le straordinarie imprese che ha compiuto, le fughe interminabili, le scalate nelle tappe di montagna. Imprese ancora più significative perché compiute negli anni dello sport senza doping». La mostra è aperta fino a domenica, orari: feriali 16.30-19, festivi 10-12.30 e 16.30-19.

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