«Magnagatti? In padella ci son finito io...»

Domani il grande ritorno in tv del gourmet «cucina-gatti», Bigazzi Beppe, pronto a dimostrare che anche lui - proprio come il gatto - ha 7 vite. A rilanciarlo nella grande cucina catodica sarà Victoria Cabello, nel suo programma «Victor Victoria» su La7. Una bella rivincita per Bigazzi il cui contratto in Rai è andato a farsi friggere. Dopo 14 anni di collaborazione, da via Mazzini hanno deciso infatti di allontanare definitivamente Beppe Bigazzi dai fornelli della «Prova del cuoco». E mò so’ Bigazzi amari, potrebbe pensare qualcuno; invece l’enogastronomo tradito dal gatto in tecia è sereno, per nulla polemico con chi, dopo averlo messo nel pentolone, se l’è cucinato a fuoco lento.
Bigazzi Beppe di anni 77 (ma ne dimostra 20 di meno) ha un curriculum professionale da fare invidia anche al direttore generale; ma, soprattutto, è un gran signore: «In Rai ho trascorso 14 anni bellissimi, a questa azienda posso solo dire grazie...».
Ma come, la Rai le chiude in faccia la porta della cucina, e lei non fa volare neppure un coltello?
«Guardi, non ne vale la pena... Preferisco parlare con le persone intelligenti, non con i cretini».
E chi sarebbero i «cretini»?
«Tutti quelli che fanno finta di non capire».
Capire cosa?
«Ciò che è sotto gli occhi di tutti».
E cioè?
«Che in tv non ho mai invitato nessuno a cucinare il gatto. Mi sono solo limitato a ricordare come, 70 anni fa, per le famiglie contadine era del tutto normale mangiare il gatto».
Un fatto «storico» assolutamente incontrovertibile.
«Le centinaia di persone che mi hanno dimostrato la loro solidarietà lo hanno capito benissimo, altri hanno preferito giocare sull’equivoco».
Qualcuno ha detto che lei doveva essere denunciato per istigazione a delinquere.
«Istigazione a delinquere, capisce?».
Reazioni talmente paradossali che è arrivata a intervistarla perfino una troupe della BBC.
«I colleghi stranieri si saranno chiesti: “Ma è mai possibile che in Italia sia scoppiata una simile polemica?“. E forse ci hanno pure riso su...».
Beh, anche lei non ha perso il buon umore?
«E perché mai dovrei perderlo? Cosa c’è di più ridicolo di chi mi accusa di essere «gattofobo»?
Mai mettersi contro gli amici dei gatti, sono una lobby subito pronta a tirar fuori le unghia e a graffiare.
«Ma quali amici e amici... Il proprietario di un gatto è una persona crudele».
Crudele? E perché mai?
«L’amore verso un gatto può nascere solo dalla profonda conoscenza di questo animale».
Che fa, dà dell’ignorante a tutti i padroni dei mici?
«Certo. Ma lo sa che ogni gatto domestico viene castrato, sterilizzato, costretto a cibarsi di croccantini e a vivere come un recluso. Se non è crudeltà questa...».
E allora cosa dovrebbero fare i padroni, andare con i loro gatti a caccia di topi?
«Sarebbe bene se imparassero a rispettare l’indole naturale del gatto. Che è quella di un animale libero, selvaggio, predatore e con il diritto di accoppiarsi».
Insomma, per lei il gatto non è un «animale d’affezione»?
«Ma quale animale d’affezione? Li ha mai letti i saggi di Danilo Mainardi e Conrad Lorenz?».
Veramente, no...
«Ecco, li legga. E poi ne riparliamo...».
Scusi, può farmi una sintesi?
«Gli animali non vanno umanizzati. Chi lo fa li trasforma in schiavi».
Il principio vale anche per i cani?
«Sicuramente. Ma come si fa a tenere un husky, abituato a vivere tra i ghiacci, tra le quattro mura di una casa. E a portarlo fuori, solo per i bisognini...».
Consiglia ai padroni degli husky di trasferirsi al Polo Nord?
«Lo ribadisco: l’amore, senza conoscenza, si trasforma in crudeltà. E ciò non vale per solo per il rapporto tra uomini e animali, ma pure tra uomini e uomini».
A chi si riferisce?
«Alle mamme che imbottiscono i figli piccoli di merendina».
Ci siamo con la solita tiritera sulle merendine...
«Chi mangia male da piccolo continuerà a mangiare male per tutta la vita».
Ma voi - presunti guru della gastronomia corretta - la piantate di dirci quello che è possiamo non possiamo mangiare?
«Rispettiamo almeno la stagionalità dei prodotti. Per tutti i dettagli invito a leggere il mio ultimo libro di ricette scritto con mia moglie per Giunti Editore, “365 giorni di buona tavola“, un volume che è anche un approfondimento per certi versi storici e scientifici dell’arte culinaria. Insomma, niente a che fare con una delle tante solite e banali guide enogastronomiche».
Réclame ottima e abbondante. Ora, per farsi perdonare, mi dica un aneddoto divertente su Antonella Clerici, conduttrice storica della Prova del cuoco».
«Una volta ci sdraiammo a terra e facemmo la gara del “passo del leopardo“».
Cos’è, una roba sexy?
«Ma quale sexy, lo sa che Antonella ha 3 anni meno di mia figlia?».
Però con la Clerici - ogni volta che si parlava di banane, zucchine, carote e uccelli - i sottintesi sessuali si sprecavano.
«Qualche volta è accaduto, ma sempre senza volgarità».
Del resto Antonella, in fatto di gaffe sessuali, è un’autorità.

Come quella volta che voleva dire: “Io non saprei vivere senza calcio” e, invece, di “calcio“ le uscì un’altra parola, sempre di cinque lettere (e con due “z“ al centro).
«Ma no, è successo davvero?».
È successo. È successo...

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