Lo chiamano Cavallo
pazzo. Ma in campo è un purosangue.
Esplosivo nel fisico,
ed anche nel carattere.
Il nome è una sorta di puzzle,
Maicon Douglas Sisenando,
la risata un certificato di
garanzia sulla voglia di vivere
in allegria. L’idea di incontrare
il Milan nel derby,
avendo appena assistito al
sorteggio per la Champions,
un problema da risolvere
con le cautele del caso.
Maicon, è peggio trovare il
Milan o il Liverpool?
«Un problema che non mi
pongo. Intanto c’è il derby,
dobbiamo vincerlo per stare
tranquilli in testa alla
classifica. La Champions è
tutt’altra cosa: non puoi far
conto sul fatto che una squadra
vada male in campionato».
In Champions sarà Milano
contro gli inglesi. Altro tipo
di derby?
«Speriamo di passare entrambe,
così il calcio italiano
avrà buona vetrina. L’immagine
del campionato non
è bella. Anche da quelle parti
si parla solo del tifo cattivo,
di Calciopoli, delle cose
negative. Se entrambe vinciamo,
mostriamo una bella
faccia all’Europa».
Il Milan quest’anno ha vinto
in Europa e nel mondo...
«Appunto, quest’anno speriamo
di vincere noi. Così
siamo tutti contenti».
Domani chi rischia di
più?
«Loro hanno perso le
due partite dell’anno
passato.Non possono
continuare a fare
brutta figura. Ci
sarà lo stadio pieno:
sarà eccitante. Il derby
è la partita che non dimenticherai
più».
Lei, per ora, ha un pedigree
vincente. Che dire dell’esperienza?
«Se non sbaglio erano sei
anni che l’Inter non lo vinceva.
L’anno passato è stato
perfetto. Il derby è la sfida
che in campionato conta di
più. Se fai bene, ti porta al
cielo».
Se l’Inter non lo vincesse,
sarebbe un problema?
«Se perdiamo non succede
niente, non sarà il caso di
andare a capo chino. C’è
tempo per recuperare i punti
perduti. Detto questo, io
vorrei un bel regalo di Natale.
Quindi vinciamo il derby,
così andiamo a casa felici».
Che effetto le fa giocare in
una squadra con tanti argentini,
davanti aunasquadra
molto più brasiliana?
«Argentini, d’accordo. Ma
in Italia parliamo la stessa
lingua. Era peggio la compagnia
di dieci russi! Il rapporto
è buono, pensiamo al bene
della squadra. Poi ci sono
diversità: magari a loro
non piace la carne brasiliana,
a me quella argentina.
Ma conta poco».
E giocare contro tanti brasiliani?
«Sarebbe peggio trovarsi in
Siviglia-Fenerbahce, ce ne
sono una valanga. Eppoi io
penso che tutti i brasiliani
sono forti».
Quel tipo del Milan che si
chiama Kakà?
«Penso che i miei compagni
del centrocampo debbano
fermarlo prima che arrivi
dalle mie parti. Anzi me lo
auguro. Kakà è bravo, ha
meritato quanto ha vinto, è
fantastico, dobbiamo stare
attenti.Manon c’è solo lui».
Un milanista che le piace?
«Quello che più mi somiglia:
Gattuso. Ha grinta, dimostra
sempre la voglia di
vincere, non molla mai».
Maicon è un calciatore brasiliano
tipico o atipico?
«Come terzino sono un brasiliano
tipico. Se giocassi a
centrocampo non combinerei
nulla. Qui sono cambiato,
ho imparato a giocare
meglio in difesa».
Nessun paragone con Cafu?
Lui sorride sempre e
corre... Forse lei ha meno
fisico?
«No, siamo simili. In Brasile,
attaccava sempre.
Qui deve marcare
di più. Ma
con l’età che
ha, è straordinario.
Anche
nel
fisico.
Corre
ancora fino in fondo al
campo».
Straordinari sono Ibrahimovic
e Kakà, le meraviglie
della Milano da gustare. Il
miglior pregio? Difetti?
«Difetti nessuno. Pregi: possono
cambiare la partita in
un secondo. Quando Kakà
prende palla e parte, è imprendibile.
Ibra, quando
controlla il pallone, ha la
tranquillità per fare qualunque
cosa».
Ruoli diversi?
«Certo, Kakà è una mezzapunta.
Ibra un attaccante
puro. Se giocasse mezzapunta
non vinceremmo
niente».
Maicon, i suoi obiettivi, da
qui all’eternità?
«Stare all’Inter più tempo
possibile, fosse permeresterei
a vita.
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