Majorino, slogan e populismo. Pronto a imbarcare i 5 Stelle

Il candidato Pd definisce Fontana "piccolo Bolsonaro". Oggi incontro tra delegazioni di centrosinistra e M5S

Majorino, slogan e populismo. Pronto a imbarcare i 5 Stelle

Novecento posti in sala occupati e 200 «fan» rimasti fuori, la «Prima» di Pierfrancesco Majorino ieri al teatro Elfo Puccini centra (almeno) il tutto esaurito. E il candidato del centrosinistra alle Regionali riesce ad avere in platea le varie anime litigiose del Pd - da Giorgio Gori agli ex papabili Carlo Cottarelli e Pierfrancesco Maran, ci sono Gianni Cuperlo, Barbara Pollastrini, Eugenio Comincini, il segretario regionale Vinicio Peluffo - e in prima fila (ringraziato sia dal sindaco Beppe Sala che da Majorino) lo storico presidente di Fondazione Cariplo dal '97 al 2019 Giuseppe Guzzetti che giorni fa ha accolto nella sua casa ad Appiano l'eurodeputato in campo contro il governatore Attilio Fontana e la candidata del Terzo Polo Letizia Moratti. C'è a titolo personale il consigliere regionale di +Europa Michele Usuelli ma non partecipa il partito che minaccia di ritirare l'appoggio se l'alleanza sarà estesa ai 5 Stelle.

Oggi primo incontro ristretto e in modalità on line tra la delegazione del centrosinistra lombardo che sostiene Majorino e quella M5S «sui punti del programma» e «non sui nomi». Per le Regionali in Lombardia, ha ribadito ieri il leader Giuseppe Conte, «sono importanti i contenuti. Ci sarà un confronto e dopo valuteremo. Se ci sono obiettivi condivisibili poi lavoreremo sul migliore interprete». Majorino ribadisce che «un confronto ci sarà» e «mi piace il loro approccio volto a confrontarsi sui temi». Con i suoi insiste che «dopo 28 anni di governo del centrodestra bisogna costruire l'alleanza più forte possibile». Anche Sala è pronto ad archiviare gli attriti con Conte e a fargli una telefonata per firmare il patto giallorosso in Lombardia: «È parecchio che non ci sentiamo, però se dovessi chiamarlo, e probabilmente lo farò, sarà non tanto per dirgli chi è Majorino ma per vedere quali possono essere i punti in comune».

E Majorino dal palco promette qualche modello di sviluppo - «presenterò il più grande piano per creare lavoro verde mai fatto in Lombardia, anche cogliendo le opportunità che arrivano dal green deal europeo, Macron in Francia ha nel cassetto 600 milioni di euro» - e infila una serie di frasi ad effetto per imbarcare «compagni» e grillini. «Voi, lo dico al governo regionale uscente, siete sempre e comunque quelli di Salvini che con Savoini tenta di fare affari con Mosca noi siamo quelli della lotta di Sassoli e del governo Conte 2 per ottenere risorse per le comunità» attacca. Recupera lo slogan «prima le persone» della marcia antirazzista promossa da assessore nel 2019 a Milano. Promette che se sarà eletto aprirà un ufficio in un quartiere popolare della città. Potrebbe considerare l'esperimento tedesco degli abbonamenti annuali a 9 euro per i mezzi pubblici (mentre Sala a Milano alza il ticket Atm a 2,20 euro).

Attacca duro sulla sanità lombarda che è invece un modello per il Paese: «Domando a Fontana ma pure a Moratti che è corresponsabile politica di una situazione che ha assecondato con la sua pessima e recente riforma da assessore: è giusto che un operaio o una pensionata che non ha i soldi di un presidente di Regione o di un'esponente della ricca aristocrazia, debba fare mille sacrifici per essere visitata in tempi adeguati?». Difenderà (semmai che ne fosse bisogno) «piena applicazione della legge 194 senza se e senza ma», porterà «il logo di Regione al gay pride» e «case arcobaleno» modello Milano in altre città lombarde. Accusa Fontana di essere «un piccolo Bolsonaro, negazionista sula crisi climatica» e Moratti di «aver inaugurare un prato come se fosse una nuova casa di comunità, basta sceneggiate».

Chiama sul palco una studentessa universitaria pendolare per rafforzare l'accusa sui ritardi di Trenord.

E invita Fontana a un confronto, «anche un circolo della Lega». Sala insiste: «Sento che la partita è aperta. Non vedo un progetto di sviluppo e Fontana non è indipendente dai partiti». Majorino invece sarebbe «radicale nelle idee ma moderato nei modi e nei tempi».

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