Si parla poco - o pochissimo - delle patologie renali. Eppure, come afferma il professor Diego Brancaccio, cattedratico di nefrologia nellUniversità di Milano, molte cardiopatie «partono» dal cattivo funzionamento di un rene, o di tutti e due. A Napoli, dovè nata la Fondazione italiana del rene, si sono riuniti nei giorni scorsi noti specialisti di questa disciplina, per affrontare il delicato problema dellinsufficienza renale e delle sue (spesso gravi) conseguenze.
Ecco qualche dato: 46mila italiani sono in dialisi, più di 15mila hanno subito un trapianto di rene; ma sono 2 milioni i pazienti affetti da nefropatie di vario tipo. Non tutti, per fortuna, arrivano agli stadi più gravi. Una diagnosi tempestiva li salva spesso dallinsufficienza renale cronica, che sbocca fatalmente nella dialisi. I più importanti fattori di rischio sono lipertensione e il diabete. Davanti a un diabetico o a un iperteso, il medico deve sentire il dovere di prescrivere periodici esami del sangue e delle urine. È particolarmente utile il test della creatinina, che dà risposte precise sulla filtrazione del sangue da parte dei reni. Anche una anemia non riferibile ad altre patologie può indirizzare verso la sofferenza renale. Come ha ricordato il professor Vittorio Andreucci, cattedratico nellUniversità di Napoli e presidente della Fondazione italiana del rene (telefono 081-5562922) le malattie renali sono diventate, non solo in Italia ma in tutto il mondo, un problema di salute pubblica. Infatti il numero dei pazienti in dialisi dal 2000 a oggi è raddoppiato. A malattia conclamata, il nefrologo ricorre oggi ai biofarmaci, in particolare allEpo (eritropoietina), che non solo è molto efficace ma è anche ben tollerata. Qualche perplessità potrà nascere, in futuro, dallarrivo sul mercato di farmaci «biosimilari».
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