Malick, il regista che si vede solo a Cannes

RIFLESSIVO Ha fatto 5 pellicole in 27 anni tutte legate alla kermesse d’oltralpe

Il Festival di Cannes sta per annunciare i film della prossima edizione(12-23 maggio), incluso The Tree of Life (L’albero della vita) di Terrence Malick, girato nella primavera del 2008, in Texas, e oggetto della consueta - per Malick - pausa di riflessione, prima di presentarlo al pubblico.
Ognuno dei suoi rari film da regista (questo è il quinto in ventisette anni) è avvolto da riserbo. Nel 2007 si parlò di Heath Ledger protagonista e di Sean Penn comprimario. Si disse anche che il film sarebbe un derivato di un progetto dei primi anni Settanta, poi non realizzato per dissensi economici con la Paramount, e intitolato Q. Quel che circola col tam tam delle riviste e rivistine cinematografiche non rassicura: The Tree of Life avrebbe un prologo preistorico - come 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, altro regista americano ritroso e bravo, ma anche sopravvalutato dalla moda attuale - ambientato in India, poi proseguirebbe come dramma esistenziale ambientato in Texas (si è girato a Smithsville) a partire dal 1954: è la storia di un’educazione, centrata sul maggiore di tre fratelli (Hunter Mc Cracken, poi Brad Pitt, che rimpiazzò Ledger) - l’alter ego di Malick. I genitori sono impersonati da Sean Penn e Jessica Chastain.
Il titolo scelto da Malick ha dei precedenti cinematografici: ambientato sempre nel sud degli Stati Uniti, ma durante la guerra civile, ci fu L’albero della vita di Edward Dmytryk (1957), tre ore di dramma con Elizabeth Taylor e Montgomery Clift, che proprio durante le riprese di quel film ebbe l’incidente che lo sfigurò. Molto più recente, più breve ma anche più brutto, c’è stato L’albero della vita di Darren Aronofsky, il grande fiasco della Mostra di Venezia del 2006.
A Cannes 2010 il film sarà il più atteso dalla critica, come a Berlino 1998 lo fu La sottile linea rossa, girato da Malick dopo vent’anni di assenza dallo schermo, trascorsi a Parigi. La conferenza stampa per quel film, che avrebbe vinto l’Orso d’oro, è stata l’ultima comparsa pubblica di Malick. Anche quest’opera ha una storia complicata. Se ne conosce il cast di bravi attori e di divi: Jim Caviezel, Nick Nolte, Sean Penn, John Cusack, Adrien Brody, Elias Koteas, Woody Harrelson, George Clooney, John Travolta. Anche troppi. Ma potevano essere di più, perché Malick aveva preferito costoro a Johnny Depp, Matt Dillon, Leonardo DiCaprio, Nicolas Cage, Brad Pitt, Kevin Costner, Ethan Hawke. Tutti loro s’erano proposti a paga sindacale, pur di mettere in curriculum d’aver lavorato per Malick. Che ingaggiò anche Mickey Rourke, Bill Pullman, Lucas Haas e Gary Oldman: le loro scene però sparirono in montaggio. Da qualche parte deve esserci l’ora e mezza di tagli, magari da proporre in dvd in occasione del centenario della battaglia di Guadalcanal (1942).
La sottile linea rossa ebbe otto nomine all’Oscar, incluse quelle per la regia e per la sceneggiatura non originale (il soggetto derivava dal romanzo di James Jones) che erano dello stesso Malick. Ma zero statuette. Nella lunga carriera di Malick e nella sua esigua produzione da regista, c’è solo un Oscar a Nestor Almendros per la fotografia de I giorni del cielo, lo stesso che a Malick era valso il premio per la regia al Festival di Cannes del 1973.
La carriera di Malick - nato nel 1943, figlio del dirigente di una compagnia petrolifera - è del resto regolarmente connessa da tempo al Festival francese: l’esordio come sceneggiatore a Cannes avvenne nel 1971 con Yellow 66 (in originale Drive, He Said) di Jack Nicholson, il suo primo film da regista; e in parte di Malick era, nel 2008, la sceneggiatura della seconda parte di Che di Steven Soderbergh.
Non si pensi però che Malick - per quanto poco prolifico di film - viva di pane e cinema. Laureato ad Harvard, una delle università che forma l’élite americana, si perfezionò al Magdalen College di Oxford e a ventisei anni tradusse un saggio di Martin Heidegger. Si capisce perché i suoi personaggi - l’assassino de La rabbia giovane, l’arrivista de I giorni del cielo, i militari de La sottile linea rossa, la pellerossa di The New World - esprimano l’heideggeriano «essere per morire», in una maniera adattata allo stile di vita / di morte americano.


Intanto Malick ha girato un altro film, ancora senza titolo, laconicamente presentato dalla produzione come «una grande storia d’amore», interpretata da Christian Bale, Javier Bardem, Rachel McAdams e Olga Kurylenko. Conoscendo i suoi ritmi nel montaggio, potremo vederlo sempre al Festival di Cannes. Quello del 2012.

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