Mancini: "Conta la vittoria e non il mio contratto"

"Non parlo del futuro per evitare altre polemiche. Sull’Inter sempre critiche prevenute. Ma questa squadra sa soffrire per vincere. Inzaghi è in vena: bisogna fermarlo"

Mancini: "Conta la vittoria e non il mio contratto"

Appiano Gentile - Un po’ di mistero, spiccioli di verità. Ecco il derby secondo Mancini. Derby come un puzzle, Inter come un gattone pronto a graffiare. Tutti parlano, l’allenatore preferisce silenzi che parlano. Il contratto? «Non dico niente». Diverso dal ribattere: Moratti è d’accordo? Io resto. E sembra un modo per dire: aspetto la prossima mossa. Non l’ha smosso neppure la certezza di Tronchetti Provera: «Che io sappia, l’allenatore rimane». I milanisti, Seedorf in testa, attaccano? E lui: «Sono un democratico, ciascuno può dire e pensare quel che vuole. Tanto, se parlo io, succede sempre un casino. Qualunque cosa dica finisce in polemica».
E questo è il riflusso delle dietrologie di domenica scorsa. Ammissione di Mancini: «Sono stanco». Tutti a discutere: stanco dell’Inter, stanco di Moratti, stanco di stare in panchina. E lui stavolta a spiegare: «Ero stanco, perchè dopo una partita uno può essere stanco. Invece ciascuno a dire chissà cosa».
Ma questa è l’Inter, bellezze! Basta uno spiffero per provocare un uragano. Riflessione a voce alta: «Su questa squadra se ne dicono talmente tante e la maggior parte sono critiche prevenute». Sì, forse, qualche giornale sportivo esagera. Ma, suvvia, capita a tutti. Ieri Mancini ha cercato di tappare gli spifferi nascondendosi dietro il derby. «C’è una partita che vale uno scudetto, parliamo di quella». Oggi, fra l’altro, il calendario segna 4 maggio. Non c’è neppure coincidenza con la data infausta per cui tanti ancor si martellano il capo. Diversa l’atmosfera da quel 5 maggio. Allora goliardico-cacciarona-festante. Stavolta l’Inter sembra una classe prima di un compito di matematica. Ciascuno a ripassarsi la parte.
E il tecnico a dare le coordinate. «Nelle ultime partite abbiamo ottenuto risultati pur non giocando benissimo. A fine campionato può capitare, bisogna pensare solo al risultato. Ma soffrire per vincere è un grande segnale e questa squadra lo ha dato. Oltre ad esser umili abbiamo difeso bene, preso pochi gol». Per chi cerca schemi e tattiche, ecco svelati i segreti del derby. Anche se l’allenatore soggiunge un’idea per placare la sua autostima che chiederebbe altro: «Può darsi venga fuori una partita spettacolare, ma intanto giochiamo con mente libera, testa fredda. Conta vincere ed essere equilibrati in campo».
C’è tanto da guadagnare e non troppo da perdere in questo derby. Al Milan serve un successo, l’Inter può rimandare la gara scudetto anche alla prossima settimana. Situazione privilegiata. C’è chi ricorda che Mancini potrebbe cominciare a soffiare sul ricordo di Helenio Herrera. In caso di successo sarebbero tre titoli consecutivi, quattro vittorie di fila nei derby. Meglio non dire, perchè ieri il nostro ha sbagliato anche la scelta del maglioncino. Non è quello che la sua tradizione vuole per la trasferta. Se n’è accorto e ci ha sorriso sopra. Meglio, dice lui, lasciar perdere i confronti con Herrera. «È un mito». Certo è un modo per metter Moratti nei guai. Ha trovato l’uomo che sta dietro al Mago e l’atmosfera è quella da fazzolettino e saluti.
Meglio pensare ad acchiappare l’attimo che fugge. In questi giorni Appiano è stata invasa dai tifosi, c’è profumo di primavera dopo l’inverno passato contro il Liverpool. «Abbiamo sofferto, ma poi rimesso le cose a posto», ammette l’allenatore ora preoccupato dalla necessità di non sbagliare mossa. Dice: «La squadra l’ho decisa, ma non la dico». Allora è tutto uno sfogliare di petali: Balotelli o Crespo? L’Inter ha tanti diffidati, compreso il bambinone. «Crescerà», dice Mancini. «Prima o poi si prenderà l’ammonizione che vale la squalifica. Ma tutto questo servirà per il suo futuro». Morale: Crespo potrebbe aprire la strada, l’altro far danni. Dubbio in difesa: Chivu a sinistra o al fianco di Materazzi? Se il romeno va a sinistra, Rivas si posiziona al centro.
Tanto dipenderà dall’attacco milanista. Inzaghi è una spina. «Vista la condizione può metter in difficoltà chiunque. Non ha giocato molto ed ora è in gran forma. Ci vorrà bravura per bloccarlo». Insomma tutto a posto, ma niente in ordine.

Anche quel Kakà fra i primi cento personaggi più influenti del mondo, potrebbe tener fede a tanta stima. Mancini lo liscia. «Anche se non capisco perchè non ci sia il Papa. Però Kakà è perfetto nel ruolo: un bravo ragazzo ed uno dei calciatori più forti del mondo». Dunque: soffrire per vincere.

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