nostro inviato ad Appiano
Nemmeno il tempo di gioire per i due punti recuperati sulla Juve marziana e, quando tutti si aspettano squilli di tromba e rullio di tamburi per lattacco a spron battuto alla Vecchia Signora, a sorpresa, Roberto Mancini si arrende e alza bandiera bianca. «La rimonta è impossibile», una frase ripetuta tre volte proprio per far capire a chi gli sta davanti con gli occhi spalancati per la sorpresa che le fatidiche parole che preannunciano la resa anticipata, quando ancora manca lintero girone di ritorno, sono proprio quelle. Queste le frasi choc di Mancini: «La rimonta è impossibile. Tabelle non ne abbiamo mai fatte, se qualcuno le ha pubblicate, lo ha fatto supponendo di scrivere una cosa che pensava noi avessimo preparato. Ma non ne abbiamo mai fatte e non ne faremo. Sappiamo che dobbiamo cercare di vincere sempre, questo è il nostro obiettivo. Però credo che la rimonta sia impossibile. E non cambia certo le cose essere arrivati a otto punti dalla capolista». Punto e a capo, lInter mette la pietra sopra il campionato e pensa ad altro.
Strano che tutto questo avvenga quando il patron nerazzurro Massimo Moratti e il presidente Giacinto Facchetti vanno predicando da tempo di non mollare e di credere nella possibilità di raggiungere i bianconeri. Uno scollamento preoccupante, dunque, allinterno del club di via Durini, con i massimi esponenti che la pensano in un modo e colui che gestisce la squadra in un altro. Chissà come lavranno presa i giocatori che, invece di sentirsi stimolati dal tecnico, ricevono solo il consiglio di cercare di vincere sempre, come se nel passato avessero giocato a perdere e non fosse un loro preciso obbligo morale quello di cercare di ottenere sempre il massimo risultato. Cose da Inter, dove la mano destra non sa quello che fa la sinistra, ma appare comunque emblematico che proprio nel momento di attizzare i fuochi, Mancini vi getti sopra secchiate dacqua.
Il fatto è che lInter del dopo Treviso, della vittoria risicata e sofferta tra tante polemiche, questa sera se la deve vedere con il Palermo di Gigi Del Neri, quel Palermo che nellandata impartì una sonora lezione di gioco agli svagati nerazzurri di quei chiari di luna. «Per battere il Palermo ci vorrà una grande prestazione e una grande Inter», afferma Mancini. «Le squadre di Del Neri giocano sempre per vincere e creano sempre molte azioni offensive. Occorre una partita simile a quella contro la Fiorentina. Loro sono in condizione e saranno motivatissimi nellaffrontarci. E noi abbiamo dei problemi...». E qui Mancini svela larcano: la difficoltà dellInter con appena due punte a disposizione visto che Martins è via con la Nigeria e Recoba è ancora infortunato. Restano solo Cruz e Adriano, davvero un po poco per una squadra che nelle prossime tre settimane dovrà giocare una partita ogni tre giorni. «Voglio vedere come i giocatori hanno recuperato la fatica di Treviso, anche perché non tutti stanno bene», continua Mancini. E qui si scopre che quello che preoccupa maggiormente è proprio Adriano. «Adriano non sta bene», laltra notizia bomba di Mancini. «Probabilmente, dopo linfortunio contro lEmpoli, ha perso quella condizione che aveva trovato allenandosi seriamente e duramente. Quei dieci giorni senza allenamenti possono avergli creato qualche problema. Ora deve giocare per forza e non può allenarsi in settimana: speriamo che il fatto di giocare con continuità possa riportarlo un po in condizione. In questo momento siamo in pochi e giochiamo ogni tre giorni. Qualche volta i calciatori dovranno anche riposare, altrimenti tutto diventa più difficile. Per questo sono un po preoccupato».
Insomma, tanti problemi per il Mancio che, sul tenore delle sue recenti dichiarazioni polemiche, va giù duro: «Non sono schiavo di nessuno, non lo sono mai stato come invece lo sono in tanti in questo ambiente. Dico quello che penso sempre con educazione e rispetto. Se invece non mi rispettano, magari non rispetto neppure io. Quindi dico quello che penso e che mi sembra giusto dire». Inter a posto dunque in difesa e a centrocampo, ma in piena emergenza in attacco dove occorrono rinforzi: il cagliaritano Esposito («È bravo, ma di bravi ce ne sono tanti in giro»), il laziale Cesar («È un giocatore straordinario, avremmo dovuto prenderlo lanno scorso. A giugno si libera a parametro zero, perché dovremmo buttare via soldi adesso?») e Simone Inzaghi («Lho fatto comprare io alla Lazio, abbiamo giocato insieme e qualche gol glielho fatto fare, è un bravo ragazzo e un amico, ma questo non vuol dire che arriverà allInter»).
E su Ballack: «È un grandissimo, però il suo ruolo è diverso da quello di Veron (che a giugno lascerà lInter per tornare in Argentina, ndr)». In attesa di buone nuove, contro il Palermo si vedrà la stessa Inter di Treviso, con Favalli e Solari al posto di Burdisso e Kily.
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