Città del Vaticano - La Giordania in Vaticano è considerata esempio di convivenza
pacifica tra le religioni, per merito della dinastia hascemita, il cui
sovrano Abdallah II si appresta ad accogliere Benedetto XVI con
tutti gli onori e con viva cordialità, tra l’altro andando a riceverlo con
la regina Rania ai piedi della scaletta dell’aereo, venerdì pomeriggio,
all’arrivo all’aeroporto Queen Alia di Amman. Se dunque papa
Ratzinger comincia il pellegrinaggio dal Monte Nebo, la terrazza dalla
quale Mosè vide in lontananza la terra promessa che non avrebbe
mai raggiunto, al motivo cristiano del pellegrinaggio si affianca
inevitabilmente quello del dialogo con l’islam. Questo, come quello
con gli ebrei, ha detto oggi papa Ratzinger durante l’udienza
generale, ha fatto "grandi progressi".
Mano tesa all'Islam La Santa Sede guarda al sovrano hascemita, che è custode della
spianata delle moschee a Gerusalemme, soprattutto per il ruolo che
egli svolge nella complessa situazione religiosa e geopolitica e del
Medio oriente, ruolo del quale sembra voler tenere conto anche la
nuova amministrazione americana, come è sembrato di capire dal
recente incontro tra Abdallah II e il presidente Obama e il segretario
di Stato Hillary Clinton.
Più che altre iniziative di dialogo con i cristiani - come quella della
Malaysia "Islam Hadari" o quella dell’Arabia Saudita che ha portato a
un incontro all’Onu lo scorso novembre - quella dei 138 sembra
poter avere più successo anche all’interno dell’islam, sia per la
discendenza diretta da Maometto dei sovrani hascemiti che per il
rispetto che questi nutrono per il pluralismo anche islamico. E la
Santa Sede non può che guardare con maggior simpatia ad essa,
più di quanto non faccia con altri "tavoli" che pure ha aperto con il
mondo musulmano.
Il Papa in moschea I punti del dialogo con i musulmani per il papa
sono gli stessi tracciati dal Concilio: non c’è futuro di pace senza
dialogo tra cristiani e musulmani, che devono imparare a lavorare
insieme per evitare ogni forma di intolleranza e opporsi ad ogni
manifestazione di violenza.
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