Manovra, è rottura fra governo e Regioni ma i Comuni trattano

RomaRottura con le Regioni, intesa con Comuni e Province. Sono le due facce del confronto di ieri, a Palazzo Chigi, fra governo e autonomie locali sulla manovra economica. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, afferma che l’incontro è andato «molto male» e annuncia - anzi conferma - che saranno restituite al governo le competenze amministrative previste dalla riforma Bassanini: trasporto pubblico locale, viabilità, agricoltura, incentivi alle imprese, mercato del lavoro, per fare alcuni esempi. L’unica apertura, approvata da Silvio Berlusconi, è la convocazione di una commissione mista Tesoro-amministrazioni locali per valutare la qualità della spesa pubblica, centrale e periferica. «Informeremo il capo dello Stato», fa sapere Errani.
Tutt’altra musica con Comuni e Province: Giulio Tremonti e il presidente dell’Anci Sergio Chiamparino trovano un percorso comune che incomincia con l’arrivo in Parlamento, entro luglio, del decreto sul federalismo municipale.
Nulla di sorprendente, per quanto riguarda le Regioni: quella di ieri è stata la cronaca di una rottura annunciata. I tagli di spesa previsti nella manovra (4 miliardi nel 2011 e 4,5 miliardi di euro sia nel 2012 che nel 2013), spiegano i governatori giunti in forze a Roma, «ci impediscono di fornire i servizi ai cittadini». «Se Tremonti è in grado di far camminare i treni da solo, lo faccia», attacca il pugliese Nichi Vendola, ottenendo dal ministro dell’Economia una risposta pungente: «Le Ferrovie sono al 100% del governo, saremo in grado di impedire disagi ai cittadini e ai pendolari». E anche sull’assistenza sanitaria, assicura, non ci sarà alcun impatto negativo.
Ma soprattutto Tremonti contesta l’assunto iniziale di Errani e degli altri governatori: che le Regioni siano chiamate a un sacrificio molto superiore a quello del governo centrale. Lo dimostra distribuendo una «chiavetta» elettronica in cui è contenuta la spesa storica delle Regioni nell’ultimo decennio: rispetto alla curva del Pil, spiega il ministro, la curva della spesa delle Regioni è molto più accentuata. Dunque «non è vero quello che dicono».
E Tremonti contesta anche l’affermazione secondo la quale con questa manovra il federalismo fiscale è kaputt. «Allora perché le Regioni chiedono che vengano emendati tutti insieme i decreti attuativi del federalismo»? La manovra non si cambia, assicura Tremonti, e così le Regioni chiederanno di restituire le deleghe ex Bassanini al governo. Tremonti ricorda che per far questo occorre una legge. «Ci diano indietro anche la delega sugli invalidi (prevista dalla riforma del titolo V della Costituzione, ndr) - contrattacca il ministro - e vedremo se siamo capaci di fare dei risparmi». In finale, un mini-ramoscello d’ulivo: «Sono certo che a manovra approvata - dice il ministro - anche le Regioni si siederanno con noi al tavolo del federalismo».
Con Comuni e Province, al contrario, l’atmosfera è di collaborazione. Tremonti si impegna a portare entro luglio in Parlamento il decreto attuativo sul federalismo municipale, e di verificare la situazione dei residui passivi.

Ai Comuni viene anche trasferita la competenza sul catasto in vista dell’emersione degli immobili «fantasma», della «cedolare secca» sugli affitti e della service tax sulle case: norme, assicura Roberto Calderoli, che porteranno risorse nuove ai Comuni. Si discuterà anche la rimodulazione, nei limiti del possibile, del Patto di stabilità interno.

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