"Manzoni padre della Patria e ideologo dei diritti dell'uomo"

Il presidente della Repubblica Mattarella al Famedio e alla casa. La Russa contestato in Duomo: "Fascista"

"Manzoni padre della Patria e ideologo dei diritti dell'uomo"
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«Un grande scrittore, un grande italiano, un grande milanese. Perché non si potrebbe spiegare Manzoni senza Milano e, credo che si possa dire, Milano senza Manzoni» parola del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita in città per 150esimo anniversario della scomparsa di Alessandro Manzoni. «L'Italia e gli italiani celebrano oggi Alessandro Manzoni. La Nazione rende omaggio ad un grande italiano, dal pensiero universale e sempre attuale, che ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione della lingua italiana e ha accompagnato, con le sue opere, il Risorgimento e il cammino verso l'Unità d'Italia» l'omaggio della premier Giorgia Meloni.

«Oggi (ieri per chi legge) a 150 anni di distanza, la figura di Alessandro Manzoni si staglia come una delle personalità più rilevanti dell'intera storia della nostra città e del nostro Paese - ha ricordato il sindaco Beppe Sala nel suo podcast quotidiano Buongiorno Milano -. Non è personaggio semplice, certamente. Ma non è neanche quella figura impolverata e lontana dalla vita che una certa tradizione accademica e pubblicistica italiana ha consegnato all'opinione pubblica e, soprattutto, ai più giovani».

In mattinata la cerimonia al Cimitero Monumentale: davanti al monumento funebre dello scrittore, al Famedio, è stata deposta la corona di fiori del Presidente della Repubblica. Presenti tra gli altri anche il presidente della Regione Attilio Fontana, il sindaco, il prefetto Renato Saccone e l'assessore comunale alla cultura Tommaso Sacchi. Dopo la deposizione della corona Mattarella ha fatto una breve visita nel corridoio di ingresso del Monumentale rimanendo «sinceramente colpito» ha chiesto degli altri illustri ricordati al Famedio, come Salvatore Quasimodo o solo ricordate come Ugo Foscolo». Forse non tutti sanno che l'autore de I Promessi Sposi è stato il primo milanese illustre ad essere sepolto nel 1883 nella struttura monumentale.

La giornata è proseguita alle 16 alla casa-museo Manzoni in via Morone dove ha visitato la mostra e le stanze dove a lungo ha vissuto Manzoni. Ad accogliere il presidente della Repubblica nella sua seconda tappa a Milano le note dell'inno di Mameli eseguito nel cortile della casa dalla Civica Orchestra di Fiati. Nella Sala Rossa è presente anche una rappresentanza di studenti e studentesse dei due istituti scolastici cittadini intitolati ad Alessandro Manzoni. «Intendo qui richiamare l'attenzione sulle circostanze e le ragioni che sembrano indicare il riattivarsi di un interesse, tanto letterario quanto civile e morale, nei confronti dell'opera manzoniana - sottolinea Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo e presidente onorario della Fondazione Centro Nazionale Studi Manzoniani -. L'occasione è stata il drammatico frangente della pandemia. Era il 26 febbraio 2020 quando, a lockdown non ancora proclamato, il preside di un liceo scientifico milanese, primo fra tutti, scriveva una lettera ai propri studenti invitandoli a leggere i capitoli 31 e 32 de I Promessi sposi - ricorda -. In quelle pagine, avvertiva, c'è già tutto: l'idea della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, l'emergenza sanitaria».

Nella sua visione spiega ancora Mattarella «è la persona, in quanto figlia di Dio, e non la stirpe, l'appartenenza a un gruppo etnico o a una comunità nazionale, a essere destinataria di diritti universali, di tutela e di protezione. È l'uomo in quanto tale a essere portatore di dignità e di diritti: si può scorgere qui un'anticipazione della visione di fondo della Dichiarazione universale dei diritti dell'Uomo del 1948».

In serata, nell'ambito delle «letture manzoniane» organizzate dalla Veneranda Fabbrica del Duomo, è stato eseguito il Requiem di Giuseppe Verdi, che compose in memoria di Manzoni nel 1874. Presente il presidente del Senato Ignazio la Russa, che è stato contestato da due persone tra il pubblico all'inizio del proprio intervento in Duomo che gli hanno dato del «fascista» . Fino al 5 giugno il Museo Teatrale alla Scala ospiterà una speciale esposizione che celebra il Manzoni attraverso le testimonianze del profondo legame che lo univa a Giuseppe Verdi.

I visitatori potranno ammirare accanto alla copia anastatica della partitura della Messa da Requiem di Verdi, il cui autografo è conservato nell'archivio del Museo, alcune lettere tra i due protagonisti della cultura dell'epoca, che testimoniano la reciproca ammirazione, e una lettera, scritta da Verdi e indirizzata al sindaco di Milano Giulio Bellinzaghi, in cui esplicita la devozione verso Manzoni «modello di virtù e patriottismo».

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