Marea cinese all’Esquilino La protesta viaggia in Rete

Sul sito internet del Comitato Difesa del rione si chiedono interventi contro il degrado. E le dimissioni del sindaco

Valeria Arnaldi

«L’Esquilino non è e non sarà mai una Chinatown». Questo il motto che campeggia sul sito internet del Comitato Difesa Esquilino. Un manifesto virtuale per chiedere soluzioni concrete. «Vogliamo le dimissioni del sindaco Walter Veltroni - dichiara Augusto Caratelli, presidente del Comitato -. Siamo stanchi di vederlo solo per le inaugurazioni, Roma merita un sindaco che si occupi dei problemi della città. Più volte ci ha promesso di intervenire per contrastare il degrado, ma non ha mai fatto nulla».
Lunga la lista delle «dimenticanze». L’Esquilino sembra infatti essere diventato una terra di nessuno, dove le leggi non hanno valore. Soprattutto in materia di commercio. La legge regionale 33/99, all’articolo 32 bis, stabilisce sanzioni per la vendita all’ingrosso in aree vietate: «Nel caso in cui la suddetta violazione abbia luogo in locale ubicato in centro storico, il sindaco ordina la chiusura immediata dell’esercizio». La delibera comunale numero 108 del 2003 ribadisce ulteriormente il divieto per il rione Esquilino. Malgrado ciò, sulle vetrine di numerosi negozi cinesi compaiono cartelli che annunciano vendite «solo all’ingrosso». «Dalle 8 alle 20 - racconta Caratelli - è un continuo viavai di camion per lo scarico delle merci che provengono dai depositi cinesi in via Prenestina. In contemporanea, c’è anche un viavai di ambulanti che, negli stessi locali, vanno ad acquistare la merce che poi vendono a via Frattina e Castel Sant’Angelo».
Abbandonati a se stessi, i romani dell’Esquilino hanno deciso di organizzarsi. Due volte a settimana, il martedì e il giovedì, i membri del Comitato fanno un giro di controllo, verificando gli eventuali illeciti dei commercianti stranieri, che poi segnalano, spesso con tanto di fotografie, alle istituzioni. Qui le denunce si fermano, scontrandosi con le lentezze della burocrazia. «Ci sono molti abusi edilizi - prosegue Caratelli -. Cinesi e bengalesi dividono spesso con un sistema di porte mobili un unico locale in più stanze, ognuna delle quali viene gestita da un diverso proprietario. Moltiplicano le attività, facendo concorrenza sleale agli italiani. Abbiamo segnalato il problema al municipio, ma il fenomeno è così esteso che il personale non riesce a fare le verifiche. In questi locali, inoltre, molti mangiano, dormono, giorno e notte, creando disagi a chi vive qui». Le donne del quartiere sono pronte a testimoniarlo: «Alle 18 scatta il coprifuoco». L’Esquilino diventerebbe infatti il «cuore dello spaccio» di merci contraffatte e droghe. Tutti concordano nel riconoscere il grande lavoro svolto dalle forze dell’ordine. Ma ormai sembra non bastare più.
«Il Comitato svolge diverse compiti - prosegue Caratelli - ma ha soprattutto una funzione di controllo. La tensione è alta. I romani che vivono qui sono stanchi, si sentono abbandonati, soli, senza nessuno che li protegga. Non credono più alle promesse del sindaco. L’ultima ce l’ha data a bere un anno fa, quando ha fatto il gesto di donare la sua scorta al rione come contributo al mantenimento dell’ordine. Non ne abbiamo ancora saputo nulla».

Dimissioni è la parola d’ordine del Comitato, che col sito vuole ricordare che l’Esquilino è ancora parte integrante di Roma, ma anche per promuovere una battaglia virtuale, nella speranza di riuscire ad impedire che si arrivi ad una vera rivolta. «Tenere a freno la gente ormai esasperata, - conclude Caratelli - sta diventando ogni giorno più difficile».

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