New Orleans - La testimonianza del capo degli elettrotecnici della piattaforma Deep Water Horizon getta altri dubbi sulla sicurezza degli impianti BP. Il dispositivo di allarme installato sulla piattaforma all’origine della marea nera era stato disattivato alcuni mesi prima dell’esplosione. Secondo il tecnico Mike Williams il provvedimento era stato preso per evitare che l’allarme si mettesse a suonare in piena notte. "Disattivato significa che il congegno che capta il segnale è
attivo e funziona (...), trasmette le informazioni ad un
elaboratore ma questo elaboratore non attiva l’allarme", ha
precisato Williams. Contesta questa tesi Transocean, proprietaria della piattaforma, sottolineando che la configurazione dell’allarme era conforme alle pratiche marittime. «Non si è trattato di trascuratezza nel settore della sicurezza, né di una questione di comfort". Ipotesi ventilata da Williams che nelle sue dichiarazioni ha parlato della richiesta da parte dei responsabili della Deep Water Horizon di disattivare l'allarme perchè "non volevano svegliare la gente alle tre del mattino per un falso allarme".
Intanto BP pensa al futuro, oggi a Londra la compagnia ha annunciato che inizierà "entro alcune settimane" una nuova perforazione nel Mare Mediterraneo, a nord delle coste libiche, confermando così un’anticipazione del Financial Times.
L'accordo con la Libia risale al 2007, il gruppo ha ricevuto
l’autorizzazione ad effettuare cinque perforazioni. "Non li
abbiamo ancora calendarizzati", ha detto David Nicholas, portavoce del gruppo BP a Londra, precisando che una perforazione "richiede sei mesi o più".
Le nuove perforazioni avranno luogo nel Golfo di Sirte a 5700 piedi, circa 1700 metri, una profondità superiora della piattaforma Deep Water Horizo. Oltre ai dubbi sull'opportunità di fare perforazioni che si stanno rivelando incontrollabili in caso di incidente, l’accordo siglato da British Petroleum con la Libia nel 2007 è oggetto di grande controversia negli Stati Uniti. Il gruppo petrolifero britannico è al centro delle polemiche sul presunto ruolo svolto per la liberazione del libico Abdelbaset al-Megrahi, condannato per la strage di Lockerbie. La compagnia è accusata di aver fatto pressioni per la liberazione di Megrahi in cambio di un contratto di esportazione di idrocarburi al largo dele coste libiche.
Megrahi era stato condannato nel 2001 alla prigione a vita per l’attentato dinamitardo perpetrato nel 1988 contro un Boeing 747 sopra la città scozzese di Lockerbie, che fece 270 morti.
La Commissione Affari esteri del Senato americano esaminerà la vicenda Megrahi il 29 luglio prossimo per determinare l’eventuale ruolo di Bp nella liberazione di Megrahi da parte degli organi di giustizia scozzesi, nel 2009, per ragioni di salute.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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