Marrazzo: "Non mi fecero tirare su i pantaloni"

L'ex governatore rivive passo per passo lo "stato di inferiorità e umiliazione" subito dai quattro carabinieri che lo hanno ricattato: "Mi trattarono con violenza e mi spinsero in un angolo impedendomi di tirare su i pantaloni". E sui soldi: "Solo mille euro erano per Natalì"

Marrazzo: "Non mi fecero tirare su i pantaloni"

Roma - "Ribadisco che nell’abitazione di Natalie entrarono sole due persone, che mi trattarono con estrema durezza e con violenza. Mi spinsero in un angolo, impedendomi di tirare su i pantaloni che mi stavo levando quando sono entrate e che fui costretto ad appendere". Nell’audizione resa dall’ex governatore davanti al procuratore Giancarlo Capaldo e al sostituto Rodolfo Sabelli lunedì scorso nell’ambito dell’inchiesta che lo vede vittima di un tentativo di estorsione, l'ex presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, rivive passo per passo lo "stato di inferiorità e umiliazione" subito dai quattro carabinieri che lo hanno ricattato.

L'umiliazione subita "Per il mio abbigliamento, mi trovavo in uno stato psicologico di inferiorità ed umiliazione. Inoltre in più occasioni vennero a contatto con me quasi a volermi intimidire come per farmi capire che erano armati". Per tutto quel tempo, Marrazzo racconta di essere stato "costretto a stare nella stanza da letto". "Solo in una occasione, mi sono affacciato sulla soglia della porta ed ho potuto vedere con chiarezza che vi erano solo due persone oltre Natalie". Poi aggiunge: "Mi sentivo come se fossi stato sequestrato. Natalie invece per qualche tempo mi è sembrata essere stata collocata fuori del balcone; ho dedotto questo dalla circostanza che l’ho vista passare davanti alla stanza da letto spinta verso il balcone e dal luogo dove mi trovavo per qualche tempo non l’ho più vista".

I soldi per Natalì "La somma che avevo nel portafogli al momento di entrare nell’appartamento di Natalie era di sole 3mila euro; mille euro e non tremila come ho detto in precedenza li ho appoggiati su un tavolinetto, e gli altri duemila euro erano rimasti nel mio portafoglio per mie necessità; non dovevo in altri termini consegnarle a Natalie", precisa l’ex governatore che, in precedenza, aveva affermato, come scritto dal gip Sante Spinaci nell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti dei quattro carabinieri "infedeli" accusati del ricatto, che la "somma pattuita" con il transessuale fosse di 5mila euro. "Successivamente - prosegue Marrazzo - come ho detto la somma di duemila euro contenuto nel portafogli è stata sottratta da due carabinieri entrati. Mi sono confuso nelle dichiarazioni rese in precedenza sulla entità della somma ma perché ricordavo che il giorno precedente avevo effettuato dal conto corrente a me intestato presso l’agenzia Unicredit di viale Mazzini dentro la Rai una somma di cinquemila euro; mi era rimasta la somma di tremila euro dopo aver effettuato alcuni pagamenti per esigenze familiari per un importo di circa duemila euro".

La comparsa della cocaina Marrazzo ribadisce, quindi, che "il 3 luglio quando sono entrato in casa di Natalie non ho visto alcun piatto di cocaina. Ho visto invece la cocaina nel piatto solo dopo l’irruzione dei due carabinieri e non ho visto chi ha collocato il piatto con la cocaina".

In merito ad eventuali contatti dei quattro carabinieri "infedeli" con Marrazzo per il presunto tentativo di ricatto, l’ex governatore ha precisato: "Per quanto io ricordo - continua l'ex governatore - ho ricevuto solo una telefonata sull’utenza fissa della mia segreteria da parte di persona che per come si è qualificata al telefono alla mia segretaria ho pensato che fosse uno dei due carabinieri che è intervenuto il tre luglio: la telefonata è stata presa solo dalla mia segretaria ed è stata effettuata pochi giorni dopo il tre luglio".

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