Marrazzo come Prodi: contestazione pubblica

Un dipendente della Capodarco, la coop a cui è stata revocata la gestione del Recup, insulta il governatore e poi gli sputa

Claudia Passa

A dispetto delle temperature sempre più invernali, l’assemblea delle cooperative laziali in programma ieri all’hotel Sheraton non poteva capitare in un momento più caldo. Nel pieno della bagarre per la gestione del «ReCup» (il servizio di call center regionale per le prenotazioni di visite ed esami), fra veti incrociati (a sinistra) e accertamenti giudiziari, a pochi giorni dalla revoca del bando da parte della Lait, la tensione s’è fatta sentire e ha conquistato la ribalta non appena Piero Marrazzo ha affrontato l’argomento e un giovane talassemico dipendente della cooperativa «Capodarco», che da anni gestisce il ReCup, l’ha apostrofato dandogli del «buffone» e anche di peggio, per poi sputargli addosso. «Capodarco è l’unica cosa che mi ha fatto sentire utile nella vita», ha urlato il giovane prima di essere colto da un malore, mentre Marrazzo, tornato sul palco, è entrato nel merito affermando che «le cooperative hanno un valore di positività, ma il bando di gara è un’altra cosa, è un atto pubblico su cui il presidente non può intervenire». Quanto alla Lait, il governatore ha specificato che «fra i suoi poteri c’è quello di revocare il bando. Giusto o sbagliato, sarà il giudice a dirlo».
Eccezion fatta per Massimo Pineschi, dalla sinistra nessuna voce di solidarietà s’è levata nei confronti del governatore, rafforzando la posizione di chi vede in un conflitto tutto interno alla maggioranza la genesi della querelle. Bruno Prestagiovanni (An) ha invece stigmatizzato il «mancato coinvolgimento del consiglio regionale, organo sovrano nel quale stabilire regole e programmazione». «Gli insulti rivolti a Marrazzo – afferma – sono deprecabili ma comprensibili, frutto di una situazione di incertezza provocata dalla stessa maggioranza regionale che sulla questione dei precari e sull’impiego dei lavoratori disabili non ha mai saputo dare risposte concrete». Dal canto suo, la Capodarco ha incassato la solidarietà del presidente della Legacoop Lazio per la vicenda «ReCup» e, in serata, per bocca del presidente Maurizio Giovannetti si è scusata con Marrazzo stigmatizzando «lo spiacevole episodio causato peraltro dal precario stato di salute del lavoratore in questione», e «prendendo atto con favore della disponibilità (...) a sostenere l’integrazione delle persone disabili nel mondo del lavoro».
A conti fatti, il «fuori programma» dello Sheraton ha avuto il risultato di «congelare» lo scontro al fulmicotone, e ingessare la discussione su una vicenda che nei giorni scorsi aveva visto Luigi Amadio, direttore generale della Fondazione Santa Lucia, esprimersi in una lettera aperta rivendicando alla Capodarco il merito di annoverare «su circa 1.400 soci oltre 400 veri disabili, che spesso (...) ben poche aziende accettano nel loro organico o sanno impiegare con successo».

«Trovo demoralizzante – afferma Amadio – e forse anche ingiusto quanto sta accadendo: per una volta che in questo nostro Paese la richiesta (pubblica) e l’offerta (privata) si erano incontrate senza bisogno di favoritismi e di simulazioni, senza danno per il contribuente, a vantaggio di chi ha titolo, merito e bisogno nonché capacità adeguate (i disabili), tutto viene vanificato da questioni di forma. Il diritto è diritto e nessuno può pensare di ignorarlo o di piegarlo a suo favore. Ma anche quello al buon senso e alla sostanza è un diritto».

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