Mary Roach, incursioni nel mondo dell’Aldilà

Dopo «Stecchiti», dedicato alle «vite curiose dei cadaveri», con «Spettri» l’autrice statunitense compie un salto di qualità. Con un approccio scientifico serio e senza preconcetti

A un solo anno di distanza da Stecchiti, in cui Mary Roach prendeva in esame, come recitava il sottotitolo, «Le vite curiose dei cadaveri», l’autrice sposta più in alto la mira e con Spettri (Einaudi, pagg. 230, euro 13,50, traduzione di Michela Volante) si dedica ad analizzare, sempre dal punto di vista della scienza, «apparizioni, ectoplasmi e care presenze»: insomma, la vita dopo la morte, in tutte le sue multiformi manifestazioni.
La Roach, giornalista scientifica americana che collabora o ha collaborato con le riviste più eterogenee, dal New York Times Magazine a GQ, da Wired al Reader’s Digest, è dotata di un senso dell’umorismo che le permette di affrontare agevolmente i temi più indigesti senza perdere per strada nemmeno un lettore. Non che il suo libro sia poco serio: anzi. È solo che l’autrice non può fare a meno di sottolineare gli aspetti ridicoli, e a volte persino grotteschi, che in passato ha assunto l’esplorazione dell’aldilà, più spesso campo d’azione di ciarlatani che di scienziati seri.
Il sense of humour della Roach si annuncia già dal titolo da lei dato al capitolo sulla reincarnazione: «Ancora tu», e non viene meno quando l’autrice affronta argomenti come la sede e il peso dell’anima (i famosi «21 grammi» che hanno recentemente ispirato un bel film di Hollywood), i medium e le sedute spiritiche, gli ectoplasmi, la registrazione delle voci dei morti e via dicendo, in una carrellata attraverso il continente più inesplorato che esista, o per meglio dire quello di cui gli esploratori non ci hanno lasciato nessun resoconto scientificamente attendibile: l’Aldilà.
La prima impressione che si prova leggendo Spettri è che abbia, se ci è consentita una battuta, più spirito ma meno corpo di Stecchiti. Probabilmente la ragione sta nella diversa materia dei due libri: decisamente più sottile e sfuggente quella del secondo, che comunque non delude le aspettative. Il saggio si legge come un avvincente romanzo, e del romanzo assume spesso forma e ritmo, come quando la Roach analizza lo strano caso del morto in soprabito, vale a dire l’apparizione in sogno a suo figlio di James L. Chaffin, morto quattro anni prima, con la rivelazione, da parte dello spettro, del nascondiglio di un testamento che scompaginava una successione, portando a una battaglia legale che per la prima volta in un’aula di tribunale moderna, nel 1925, vedeva produrre come prova le parole di un fantasma.
I rapporti fra l’Aldilà e la scienza sono occasione di grande divertimento, quando si legge di serissimi studiosi in redingote che discettano sul «sistema digestivo degli spermatozoi» o vegliano al capezzale dei vecchi di un ospizio, in attesa del momento fatale, per issare il morente su una bilancia e accertare quanto peso perda esalando l’ultimo respiro...
Diversamente da molti personaggi che popolano il suo libro, Mary Roach ha un approccio scientifico serio, che non assume posizioni preconcette o derisorie, lasciando sempre aperte le porte a molte possibilità. Giunto alla fine del libro il lettore, come i giurati del processo Chaffin, dovrà farsi da solo la propria idea su quale sia la verità sull’altro mondo.

La Roach si limita a descrivere magistralmente lo stato dell’arte, le ricerche che sono state o vengono tuttora condotte sul campo del paranormale, e che impiegano scienziati delle più diverse discipline, dalla medicina alla fisica, all’ingegneria elettronica, nella ricerca della preda più evasiva e ambita di ogni tempo: la vita dopo la vita.
Se Spettri è stato letto anche nell’Aldilà, è senz’altro piaciuto tanto a Galileo quanto a Mark Twain.

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