Masi all’attacco: "Un cda sul caso Santoro"

Rinviata a oggi la decisione se trasmettere su Rainews24 la kermesse bolognese della squadra di "Annozero". E il direttore generale Rai vuole esaminare l’anchorman e chiede di sottoporre ai raggi X le sue conduzioni televisive degli ultimi otto anni

Masi all’attacco: "Un cda sul caso Santoro"

Roma - L’inquisitore televisivo, il Torquemada del giovedì sera, in una parola Michele Santoro potrebbe a breve finire sotto processo da parte della sua stessa azienda: la Rai.
In realtà, a occuparsene dovrà essere lo stesso consiglio di amministrazione al quale il direttore generale, Mauro Masi, nel corso del suo intervento di ieri (durato circa due ore), ha richiesto una seduta straordinaria per esaminare tutta la vicenda di «Michele chi?» dal 2002 ad oggi. Ossia nove anni di teleprocessi e uscite estemporanee, tutti di sapore spiccatamente antiberlusconiano, che per l’azienda hanno comportato anche sanzioni da parte dell’Authority delle comunicazioni.

La data non è stata ancora fissata, ma coloro che speravano di mettere all’angolo Masi e il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, in virtù del contenuto delle intercettazioni disposte dalla Procura di Trani sono rimasti delusi. Non solo Masi con le sue argomentazioni è riuscito a convincere i consiglieri della bontà e della totale buona fede del suo operato, ma ha anche chiesto che venga posta sotto osservazione la condotta del telegiornalista e della sua combriccola (Travaglio, Ruotolo, Vauro, ecc.).

Il consiglio di amministrazione di ieri, infatti, avrebbe dovuto decidere l’eventuale avvio di una procedura di audit interno (una sorta di processo aziendale) a carico dei due direttori intercettati. Ma, dopo la peroratio di Masi, ha deciso a maggioranza (con il voto contrario dei due consiglieri in quota Pd) di chiedere, per tramite dell’avvocato Marco Zuppi (responsabile internal audit), alla Procura di Trani gli atti dell’inchiesta sulla vicenda quando saranno disponibili e solo sulla base di quelle carte valutare l’apertura di procedure nei confronti di Masi e Minzolini.

«Per me - ha detto nel suo intervento - contano gli atti e i fatti aziendali. Mi sono sempre comportato nel pieno rispetto delle regole. Ho mandato in onda tutte le trasmissioni cercando soltanto di garantire la loro conformità alle normative vigenti». Inoltre, ha aggiunto, «ho sempre cercato di garantire il massimo del pluralismo e dell’equilibrio nell’informazione nominando in un’ottica di rinnovamento personaggi come Minzolini, Orfeo, Berlinguer, Maccari, De Paoli, Preziosi».

A queste valutazioni ha fatto seguito il pieno sostegno dei cinque consiglieri in quota maggioranza (Bianchi Clerici, Gorla, Petroni, Rositani e Verro) l’umana comprensione dell’udc Rodolfo De Laurentiis. Il presidente, Paolo Garimberti, ha invece spiegato di aver seguito «una linea rispettosa delle regole interne e che garantisce trasparenza perché chiedere un audit, che il consiglio non avrebbe autorizzato, avrebbe voluto dire chiudere definitivamente la vicenda». Una replica piccata, quella di Garimberti, al consigliere Nino Rizzo Nervo, che aveva stigmatizzato pubblicamente le decisioni del cda: «Quando non riesce a prevalere neanche un minimo di buon senso si può soltanto rimanere sbigottiti e sconcertati».

Pubblicamente perché, a quanto si apprende, nel corso del consiglio Rizzo Nervo e Van Straten hanno utilizzato toni insolitamente pacati.
È rimasta, invece, sul tavolo la decisione sulla diretta di Rainews24 della kermesse santoriana di stasera a Bologna («uno sfogatoio ideolgizzato», l’ha definito Lettera22). In teoria, i pareri della Vigilanza ridurrebbero le possibilità di mandare in onda tutto l’evento essendoci esigenze di palinsesto legate anche alle tribune elettorali. Tuttavia il consigliere Antonio Verro ha chiesto a Masi di «vigilare» sostenendo che «il canale all news ha il diritto di aprire finestre informative ma non di trasmettere tutta la diretta», ma soprattutto di valutare ex post se «Rai per una notte» non configuri «una violazione del contratto di esclusiva» di Santoro.

Impegno che Masi si è assunto vista la richiesta di rivedere tutto il percorso professionale dell’anchorman.

E che anche il premier Silvio Berlusconi sostiene visto che ieri, in ben due occasioni, ha ribadito la legittimità del suo intervento ribadendo che «è inaccettabile che si facciano processi a persone che non possono difendersi». Forse ancora per poco.

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