Va in scena al teatro Cecchettì di Civitanova Marche, giovedì 18, l'anteprima nazionale di «Mattei», nuovissima produzione italo-svizzera scritta a quattro mani da Francesco Niccolini e da Giorgio Felicetti. Il progetto si inserisce nell'ambito della ricerca che Giorgio Felicetti sta portando avanti da alcuni anni sul «teatro del lavoro». La pièce «Mattei» racconta il lavoro con gli occhi di un capitano d'industria, di un protagonista assoluto della storia italiana, di un marchigiano che rappresenta ancora oggi una figura dell'innovatore assoluto, dell'inventore della politica energetica italiana, di uno stratega economico votato a fare dell'Italia un Paese produttore di energia e non solo acquirente.
Lo spettacolo è frutto di una lunga ricerca fatta di testimonianze dirette, interviste a persone che hanno conosciuto Enrico Mattei, e di consultazione di libri, foto, film, documentari e soprattutto dei materiali prodotti dal tribunale di Pavia, sulla ricostruzione degli ultimi giorni di vita e sul giorno della morte del presidente dell'Eni, scomparso il 27 ottobre del 1962 in un misterioso incidente aereo.
Nonostante che su Mattei, che Indro Montanelli definì «l'incorruttibile corruttore», e sul giallo della sua morte esista una vasta bibliografia, lo spettacolo getta una nuova luce sulla vicenda, a partire da alcune testimonianze inedite. «Mi piacciono le figure umane paradigma del presente - scrive Felicetti nelle note allo spettacolo - e sia l'Adriano operaio protagonista del mio recente lavoro, e ancor di più l'Enrico Mattei condottiero d'impresa, sono due facce simbolo della stessa medaglia: la storia del lavoro italiano. E guarda il caso, entrambi i protagonisti partono dalle Marche».
Secondo l'autore, «Mattei è le Marche. Mattei è l'Italia che si riscatta da una guerra mondiale perduta tragicamente, da una povertà atavica, dalle valigie di cartone dei nostri migranti». «Credo che la vicenda umana di Mattei - scrive ancora - abbia cambiato, almeno due volte, radicalmente la storia italiana: dapprima con la sua ascesa,, quando ha dato all'Italia una vera e propria politica energetica. Poi con la sua scomparsa, che ha azzerato il suo progetto industriale e ha riportato il nostro Paese alla dipendenza dai grandi produttori internazionali».
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