Max Pezzali, la consapevolezza di una nuova "Terraferma"

Abbiamo ascoltato il nuovo album dell'ex 883. E abbiamo trovato tanto di antico ma con una maturità nuova: è ora di prendere in mano la propria esistenza perchè inizia "il secondo tempo"

Max Pezzali, la consapevolezza 
di una nuova "Terraferma"
Milano - Nono album e tante novità. Sia personali che musicali: Max Pezzali torna dopo 4 anni con “Terraferma”, uscito in contemporanea con la sua partecipazione al Festival di Sanremo a 16 anni dalla prima partecipazione. Abbiamo ascoltato il nuovo disco e la prima sensazione è che qui ci sia davvero tutta la storia di Max.

Percorso Ma con una coscienza nuova che già negli ultimi album era emersa e che ora viene esplicitata fin dal titolo del disco: “Terraferma” è il momento in cui il cantante pavese dichiara esplicitamente su cosa vuole fondare la sua nuova vita. Quella di definire dei punti fissi è un’esigenza emersa dall’incontro con sua moglie ed ora si è resa “urgenza” con la nascita del figlio. La cosa straordinaria è che per porre le basi del futuro decida di riaffrontare in sole 11 canzoni tutta una vita artistica.

Stili antichi Sono innegabili infatti i richiami alla fase più elettronica dei primi 883: lo si nota palesemente in “Il tempo vola” (stessi effetti de “La regola dell’amico”!), “Fiesta baby” e anche in “Ogni estate c’è”. Decisamente più legati all’ultima fase, quella post-883 sono la sanremese “Il mio secondo tempo”, la strepitosa “Quasi felice”, “Terraferma” e la più soft “Quello che comunemente noi chiamiamo amore”, con una piacevolissima partecipazione “reppata” nel finale. E c’è anche spazio per qualche sperimentazione.

Il mistero delle parole Le scelte tecniche e musicali rispecchiano anche i temi in cui si possono suddividere gli 11 brani. L’ordine stavolta pare azzeccatissimo, contrariamente al precedente “Time out”. Per entrare a pieno nelle dinamiche di quest’album è necessario però uno sforzo: superate il primo impatto con la tipica melodia che da sempre contraddistingue Pezzali, armatevi del libretto dei testi, prendetevi tre quarti d’ora di tempo e preparatevi all’ennesimo straordinario viaggio della “vostra” vita. Perché Max Pezzali da sempre fa questo: canta le storie di tutti noi. 

Nuova consapevolezza Titolo e primi 4 brani sono subito una dichiarazione d’intenti: “Credi” è un invito esplicito a prendere in mano la propria esistenza: correre, vivere, scegliere e combattere, i 4 verbi che definiscono una vita realmente vissuta. Quindi “Il mio secondo tempo”: a un certo punto accade qualcosa(nel caso di Max diventi padre) che cambia la tua vita: devi tararti sulla realtà nuova e scegliere se “buttare tutto, buttare quello che fa male o perlomeno buttare quello che non vale”. Quindi “è il momento di iniziare a esistere”, dice Max in “Quasi felice”: sembra difficilissimo eppure tramite lo stupore di tuo figlio (“come cambia tutto attraverso gli occhi di un bambino”) ti rendi conto che sotto sotto è così facile “comprendere quanto si straordinario vivere”. Da qui il desiderio di fissare ad imperitura memoria emozioni e nuove certezze. Eccola la terraferma di Max Pezzali, la musica: “scriverò ininterrottamente finché di rime non ne avrò più senza dimenticare niente”. 

Disincanto e critica A questo punto subentrano gli altri due filoni tematici che si mescolano abilmente per il prosieguo del disco. Alla nuova consapevolezza segue un “disincanto” nei confronti dei miti della propria generazione. In “Ogni estate c’è” Max ricorda tutte le belle sensazioni delle vacanze, chi non le rimpiangerebbe? Ma il finale fuga ogni dubbio: “non abbiam più rimorsi (…)gli anni non passano mai invano”. Nelle successive “A posto domattina” e “Il tempo vola” va oltre e si lancia in una sferzante critica alla sua generazione, i 40enni “eternamente giovani” che passano le serate in disco a “convincersi di essere liberi”. Non a caso proprio in queste canzoni Pezzali recupera lo stile dei suoi primi dischi: qualcuno, sembra dire Max, è rimasto agli 883. Mentre lui ha già svoltato da un pezzo, da 2 album almeno. Nonostante una certa critica continui a bollare queste sue canzoni come rigurgiti adolescenziali: basterebbe prestare un po’ più attenzione ai testi…

"L'unica ragione" L’altro filone che si intreccia è quello classico, “l'unica ragione per cui valga la pena di fare tutto il viaggio” ovvero, come dice il lunghissimo titolo, “Quello che comunemente noi chiamiamo amore”. Qui viene celebrato meno rispetto ad altri album, ma anche in “Tu come il sole (risorgi ogni giorno)” resta intatta quella capacità tipica di Max Pezzali di commuovere con poco. E per rimarcare il cambiamento avvenuto, anche nella più classica delle tematiche l’artista si lancia in una sperimentale (e a nostro avviso riuscitissima) “Sto bene qui”, ovvero l’amore al tempo di Facebook.

Festa obbligata La chiusura è di quelle che non ti aspetti perchè “Fiesta baby” sembra non c'entrare nulla. Ma se si è prestata attenzione al percorso, proprio questa festa è l’unica conclusione possibile. Perché il momento della responsabilità porta a scelte importanti, ma chi l’ha detto che sia solo un privarsi di qualcosa?Gustare le cose semplici come i bambini ti svela poi la falsità di tanti miti che credevi eterni. E sperimenti ancora una volta che l’amore è l’unica regola che muove il mondo. E non vale la pena festeggiarla questa consapevolezza? Allora “Fiesta baby”, con un bel coast to coast nei sempre amati USA.

Rimarcando anche all’ultimo (se non fosse ancora chiaro!) che ti basta casa tua per divertirti, “non sarà esotico ma la musica c’è, se chiudi gli occhi ti sembrerà di essere dove vuoi”. Non stupisce quindi l’unico ringraziamento del disco: a Hilo. Anche noi ringraziamo Pezzali Jr per aver ispirato il suo babbo. Buon “secondo tempo” Max, goditelo.  

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