Mazzamauro si cala nei panni di «Nannarella»

Nessuno può comprendere e rivelare fino in fondo quel che prova un altro. Ne è certa Anna Mazzamauro, che con estremo rispetto si misura con una delle più grandi attrici di tutti i tempi nello spettacolo «Magnani Anna detta Nannarella» in scena lunedì a Villa Pamphilj per la rassegna «Serate d'attore» (la regia è di Pino Strabioli). «Ho tentato di entrare nelle pieghe della sua nera sottoveste di donna con delicatezza - spiega la Mazzamauro, l’indimenticabile “Signorina Silvani” del ragionier Ugo Fantozzi - senza mostrare mai la presunzione di chi vuol far credere di aver fatto suoi i grandi sentimenti degli altri». Dando ennesima prova della sua versatilità e del talento accumulato in quarant’anni di carriera, la Mazzamauro torna all’amata protagonista di “Roma città aperta”, che omaggia sul palcoscenico già negli anni Settanta, e lo fa calandosi nel personaggio di una «gatta randagia e selvatica, che tramuta in comicità i graffi dati e ricevuti». «Allora eccomi a raccontare Anna Magnani - spiega l’attrice -. Da tremare, solo al pensiero. Come raccontare, in Italia, la bandiera, Totò, la patria, la mamma. Intoccabili! Magari da strappare, da uccidere, da beffeggiare, ma sempre da difendere quando siano gli altri a toccare, a strappare, a uccidere, a beffeggiare. Io so che, se potesse, la Magnani mi chiederebbe: “Perché, se proprio te va de sfotte qualcuno, nun te la prendi co’ Eleonora Duse?”».

Accompagnate da Riccardo Taddei (fisarmonica) e Claudio Merico (violino), le due Anna si avvicineranno senza fondersi («io sono me stessa e lei era lei», precisa la Mazzamauro) e in un’unica “cordata d’amore” riascolteranno la voce di Totò (compagno di palcoscenico della Magnani negli anni Quaranta e con cui nel ’60 interpretò la pellicola “Risate di gioia”) e rievocheranno il figlio Luca, frutto dell’amore con il collega Massimo Serato. Villa Pamphilj, ingresso Arco dei Quattro Venti. Ore 21.30

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