BerlinoÈ Roman Polanski che moralmente ha aperto la Berlinale, rivitalizzata dallatmosfera sonnecchiante e delusa, con la ressa di giornalisti e pubblico al Berlinale Palast. Proprio come se Polanski fosse presente e non solo il cast, composto da Pierce Brosnan e Ewan McGregor, accompagnati da Robert Harris, autore del romanzo ispiratore del film. Li abbiamo incontrati, con altri giornalisti italiani.
Pierce Brosnan non ha atteso la fatidica domanda e ha subito ammesso di aver rappresentato Tony Blair, con quel ruolo di ex primo ministro inglese, rifugiatosi in America, dopo essere stato accusato di violazione dei diritti umani, durante la guerra contro lIrak. Ma ha subito precisato: «Non lho scimmiottato, però. Polanski me lo ha impedito, costruendo minuziosamente il personaggio su di me. Non mi ha dato spazio». Veloce anche la rivelazione di McGregor: «Polanski è tutto nel film, invade ogni angolo del set. Ho avuto anche limpressione di non essere più me stesso col suo respiro addosso durante le riprese; mi è stato attaccato, mi ha ripreso in continuazione fino a che non ha ottenuto quello che voleva». Robert Harris si è soffermato sulla coincidenza del suo progetto letterario, vecchio di quindici anni, e la questione politica inglese: «Tony Blair si è trasferito in America per non essere arrestato, perché lì non cè estradizione». Gongolante, McGregor ha aperto il girone delle provocazioni: «Loro sono giornalisti italiani; ne hanno di questioni politiche al momento...». Quanto è bastato a una collega per tentare di trasformare la conferenza in un carosello: perché signor Harris non viene in Italia per un romanzo su Silvio Berlusconi? Pronta la risposta: «Non mi sarebbe facile parlare del vostro primo ministro, anche perché è lui a pubblicarmi in Italia, dove la realtà supera la fantasia», ha chiosato Harris. Pierce Brosnan con flemma scozzese ha spezzato una lancia in favore di Polanski: «Mi dispiace per la sua situazione, proprio perché come me ha moglie e figli; non so che cosa farei al suo posto».
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