Che non sia semplice tornare sul palco dopo sei anni lo si capisce subito, qui nello stadio Teghil di Lignano Sabbiadoro. Ci sono 22mila persone, l'atmosfera per dirla tutta all'inizio non è caldissima, e Tiziano Ferro è emozionato come pochi, forse anche un po' arrugginito mentre battezza questo tour con una canzone che canta per la prima volta dal vivo. Non a caso si intitola Accetto miracoli (dal disco del 2019) perché la storia di questo cantautore è a modo suo un piccolo miracolo neorealista, quello di un ragazzo partito dal niente di Latina che ora vive a Los Angeles e che pian piano si è ritagliato uno spazio fino a diventare un punto di riferimento generazionale (ma non solo). «Tornare dopo sei anni non è facile. Mettere insieme uno spettacolo come questo richiede amore vero», dice lui davanti a un pubblico che è obiettivamente giovane e rappresenta la prima istantanea di una platea rimasta intatta nonostante il rinvio del tour. «C'è qualcuno che ha la mia età?» chiede quasi a sottolineare un dato commercialmente molto pregiato, ossia l'età media piuttosto bassa.
In tutto sono oltre trenta brani che ruotano intorno a due cardini: l'omaggio parlato a Raffaella Carrà e il riferimento (anche video) ai figli Margherita ed Andres che hanno il cognome del marito Victor Allen. Paradossalmente, il momento in cui si sente Tiziano Ferro che canta Almeno tu nell'universo mentre si vede sullo schermo il volto dei figli è la più chiara presa di posizione sul delicatissimo tema legato alla omogenitorialità, alla maternità surrogata e al cosiddetto «utero in affitto». Qualche giorno fa in una intervista a Grazia ha dichiarato che il disegno di legge che identifica la maternità surrogata come crimine universale «sarebbe l'ennesimo decreto contro gli omosessuali» e ovviamente apriti cielo. Polemiche, applausi, critiche.
Forse per questo è stato cancellato all'ultimo momento l'incontro con i giornalisti. O forse, più semplicemente, la tensione di tornare in scena ha consigliato il silenzio a questo sensibilissimo 43enne che anche sul palco si è commosso prima di cantare La prima festa del papà, tratta dall'ultimo disco Il mondo è nostro e senza dubbio centrale in questo concerto che girerà gli stadi italiani prima di finire a Padova il 14 luglio. Ovunque saranno decisivi i quasi mille metri quadrati del megaschermo che sovrasta il palco e trasforma il concerto in film. Un prodigio firmato dalla direzione creativa di Claudio Santucci per Giò Forma. Chiunque e da qualsiasi posto, anche il più remoto, può seguire Tiziano Ferro in primo piano mentre cammina sul palco o entra sulla passerella che lo porta in mezzo alla platea.
La band, ottima, è «confinata» a lato del palco e questo è probabilmente un freno all'empatia con il pubblico, perché la coralità musicale, il cosiddetto «cantante al centro della musica», rende l'idea di un evento davvero condiviso e non solo di un one man show. Ma sono dettagli a margine.
Quando Tiziano Ferro accenna a Raffaella Carrà, non c'è bisogno d'altro. Il suo «discorso» è commovente: «Ci unisce un racconto infinito fatto di balli, risate, notti in giro per Madrid, pomeriggi a raccontare storie, serate a parlare di sogni e progetti. Hai creduto in me da subito, mi hai spinto, incoraggiato, sostenuto». Raffaella è mia diventa uno dei momenti cruciali del concerto. Lui, Tiziano, vestito di paillettes Dolce&Gabbana, loro, cioè il pubblico, che saltano e cantano in coro. A questo punto il concerto svolta. Stop! Dimentica in questa nuova versione asciutta e compatta risulta trascinante e sottolinea che forse a Tiziano Ferro mancano altri pezzi così, mentre Il conforto perde la voce di Carmen Consoli (fortissima nella versione in studio) ma acquista una dedica importante: «Vorrei che questa canzone vi ispirasse a dedicarla a chiunque ha subito una violenza che non doveva perché il conforto è un diritto di tutti, come la protezione, l'amore, l'autostima». E poi: «Non faccio nomi, ma sapete di cosa sto parlando». Il riferimento è chiaramente alla vita spezzata di Giulia Tramontano, incinta al settimo mese. Dopo, il concerto ritorna sul sentiero dei grandi successi finché Rosso relativo, Lo stadio, Non me lo so spiegare e Il sole esiste per tutti portano il concerto alla fine. «Sono migliorato? Non lo so. Peggiorato sicuramente anche un po' - ha spiegato lui attraverso l'ufficio stampa -.
Sul palco c'è la possibilità di ricevere un applauso oppure no, ma dall'antica Grecia gli artisti lo fanno e questo mi tiene vivo». E in effetti sul palco ha dimostrato di esserlo, magari un po' arrugginito, ma con un repertorio così, beh, il successo dal vivo arriva per forza.
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