Meghan Markle è, ancora una volta, nell’occhio del ciclone. Al centro della nuova polemica che, suo malgrado, la vede protagonista c’è la copertina con cui ha avvolto Baby Archie durante la sua prima uscita pubblica. La vicenda risale a qualche settimana fa quando, come riferisce il sito DiLei, William e Harry si sono sfidati nella partita di polo che ha luogo ogni anno nel Surrey, durante il King Power Royal Charity Polo Day. A osservare le “gesta” sportive dei rispettivi mariti c’erano anche Kate Middleton e Meghan con i loro figli. Ai fan della royal family non è sfuggito il fatto che la duchessa di Sussex avesse avvolto Baby Archie in una copertina di foggia indiana.
Ulteriori ricerche svolte da giornalisti ed esperti sull’accessorio avrebbero portato alla luce un presunto caso molto inquietante di sfruttamento del lavoro. Secondo quanto scoperto dal Daily Mail, infatti, l’azienda che produce la copertina “della discordia” in cotone biologico, cioè la Malabar Baby, pagherebbe i suoi dipendenti soltanto 40 centesimi all’ora. Tuttavia una copertina come quella sfoggiata da Baby Archie viene venduta sul mercato a 37 euro. Il Daily Mail non si è fermato ai numeri e ha inviato i suoi giornalisti vicino a Jaipur, nel Rajasthan, dove si trova la Malabar Baby. I cronisti avevano ben chiaro il loro obiettivo: parlare con operai e manager, esaminare le condizioni di lavoro e sbirciare nella busta paga dei lavoratori. La loro indagine ha evidenziato che lo stipendio mensile di un operaio è di 6000 rupie (80 euro circa) per 48 ore di lavoro a settimana, ovvero 40 centesimi di euro all’ora.
La paga sarebbe in linea con lo standard minimo imposto dalla legge e, a quanto sembra, i lavoratori sarebbero trattati con rispetto, ma non tutti sono contenti della situazione. D.Repubblica cita le parole di una delle operaie intervistate dal Daily Mail, la quale ha dichiarato: “Il nostro più grande problema sono i soldi che guadagniamo: una miseria. Sono molto contenta che una persona così importante usi la coperta che produciamo perché significa che ci saranno più ordini per la compagnia e che quindi noi continueremo a lavorare”. Altro dettaglio non trascurabile: gli operai della Malabar Baby non conoscevano il prezzo di vendita della loro copertina e quando lo hanno saputo sono rimasti di sasso, poiché equivale a circa due settimane del loro lavoro.
Vogue India ha intervistato la fondatrice dell’azienda, Anjali Harjani-Hardasani, la quale ha commentato la scelta di Meghan Markle con queste parole: “Ero in Italia quando l’ho scoperto e mi sono sentita davvero onorata. È fantastico che Meghan Markle stia sostenendo un’azienda indiana eco-friendly”. A questo punto sarebbe logico chiedersi quanto Meghan Markle sia consapevole di tutta questa situazione. Non dimentichiamo che la duchessa e il principe Harry portano avanti da tempo delle battaglie impegnative in favore dei diritti dei più deboli e hanno sempre dichiarato di voler crescere Archie nel rispetto dell’ambiente, delle persone e in nome della sostenibilità. Dunque non possono permettersi simili débâcle. Inoltre, come ricorda D.Repubblica non possiamo dimenticare “l’effetto Meghan”, uno tsunami in grado di influenzare le opinioni di migliaia di compratori e, quindi, anche i loro acquisti. Sono bastate poche immagini della copertina “dello scandalo” per farne schizzare le vendite alle stelle.
La polemica unita al grande carisma della duchessa di Sussex hanno aperto un acceso dibattito su quanto sia davvero equa la moda sostenibile. Scegliendo la Malabar Baby Meghan Markle ha rinunciato ai servigi del fornitore reale G.H. Hurts & Son, che produce scialli, scarpe e anche copertine per neonati. Il principe Carlo, William, George, Charlotte e Louis, solo per fare alcuni nomi, sono stati avvolti nei tessuti di questa azienda fondata nel 1912.
In effetti Baby Archie indossò una copertina di questo marchio quando venne presentato al mondo per la prima volta e a questo proposito c’è anche una curiosità che coinvolge l’Italia: il filato di merino che teneva al caldo il Royal Baby è stato realizzato a Tollegno, in Piemonte su commissione della G.H. Hurts & Son e non era la prima volta che ciò accadeva: anche i figli dei duchi di Cambridge hanno indossato questa stoffa italiana, contribuendo a farla conoscere ancora di più in tutto il mondo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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