Con Melandri la Ducati è ultima: «E non so perché»

Nelle prove al Mugello è a 12 secondi dal primo: «Questa moto va bene solo con Stoner»

da Scarperia (Firenze)

Per tutto il 2007, quando guidava la Honda, ha sognato la Ducati, ma adesso che è in sella alla moto campione del mondo, Marco Melandri spera di andarsene al più presto. Anche se, naturalmente, non lo dice, non lo può dire, legato da un contratto milionario (si parla di tre milioni a stagione) fino alla fine del 2009. Ma andare avanti così, che senso ha? Da quando è salito in sella alla Ducati, Melandri ha sempre navigato nelle retrovie, in prova come in gara, staccato di manciate di secondi dal compagno Stoner. Il Gp della Cina, quinto e finalmente aggressivo, sembrava quello della svolta, invece, ha rappresentato l'eccezione in un inizio di stagione a dir poco deprimente: undicesimo in Qatar, dodicesimo in Spagna, tredicesimo in Portogallo, quindicesimo in Francia, sulla pista dove, due anni fa, aveva trionfato con la Honda privata del team Gresini. Ma siccome al peggio non c'è mai fine, ecco la prima giornata di libere del Gp d'Italia, quello che Valentino Rossi vince ininterrottamente da sei anni: quindicesimo nelle libere del mattino, ultimo e staccato di oltre dodici secondi, in quelle del pomeriggio. Un disastro difficile da spiegare.
«È stata una giornata ancora più difficile del solito - si difende il pilota -. Abbiamo avuto problemi con il freno motore: a volte tendeva a bloccare la ruota, e per questo sono finito dritto due volte, a volte la lasciava troppo libera. È un dato di fatto che il feeling con questa moto non c'è e la moto non ce l'ha con me. Bisogna cambiare qualcosa di grande, ma non so cosa». È questo «non so cosa» che preoccupa. È vero, Melandri, come tutti i piloti deve dire cosa non va, non cosa cambiare, ma da quando è salito sulla GP8 ha provato di tutto, senza ottenere però nessun cambiamento nei risultati. «Non è un segreto - continua - che questa moto è difficile per tutti, tranne che per Stoner - e quello che dico io lo conferma anche Elias (pilota del team satellite Ducati) e lo affermavano anche Capirossi e Barros nella passata stagione». Vorrebbe scappare via, andarsene da questo GP che per tutti i piloti italiani rappresenta una festa, ma che per Melandri sta assumendo sempre più i contorni di un incubo. «Guardarmi in giro - prova a buttare acqua sul fuoco - non serve a nulla. Sono orgoglioso di essere qui, un italiano in sella a una moto italiana campione del mondo. Pensare al futuro provoca solo ansia e già il presente è pieno di problemi». Allarga le braccia, sconsolato.

Con la Ducati, capace di vincere nel 2007 dieci Gp con Stoner dieci e uno con Capirossi, il pilota che ha sostituito, Melandri sognava di fare il definitivo salto di qualità. La realtà, purtroppo, dice che Marco deve pensare a come salvare la sua carriera.

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