Mentana ci ripensa e fa pace con La7: «Doveroso restare»

E alla fine ci ripensò. «Voglio guardare di faccia i miei giornalisti: se si rinnova il patto di fiducia, le dimissioni rientrano»: è l’impegno di Enrico Mentana, che mercoledì aveva annunciato le dimissioni da direttore del Tg La7. Intervenendo ieri alla «Telefonata» di Maurizio Belpietro su Canale5, Mister Mitraglietta ha infatti spiegato la decisione di tornare sui suoi passi perché c’è stata una schiarita con la redazione. E lo ha ribadito anche nell’anteprima del tiggì alle 20. «Devo spiegare perché sono qui ancora - ha esordito - c’era necessità di un chiarimento, che c’è stato: la redazione mi ha ribadito la sua fiducia con un documento molto vincolante firmato da ogni giornalista, in cui è stata definita sbagliata l’intenzione del sindacato romano di denunciarmi». Sulle sue pagine di Facebook il giornalista ha ricostruito l’accaduto, fin da quel comunicato sindacale contro la manovra Monti che non aveva voluto leggere nel corso del tiggì («non l’ho letto perché non l’ha letto nessuno», anche se in realtà altre tv e giornali ne hanno dato conto, ndr) e che gli aveva o meglio gli avrebbe procurato una denuncia. «Doveroso ritirare le dimissioni perché mercoledì sera alle 22.50 le agenzie hanno diffuso un comunicato con cui l’assemblea dei giornalisti del TgLa7 ha fatto sapere di essere categoricamente contraria alla denuncia, annunciata dall’Associazione Stampa Romana, che reputa sbagliata e che non deve essere inoltrata. Una dissociazione così chiara fa giustizia di ogni ostilità, ed è un segno di considerazione e di affetto che sarebbe folle non raccogliere. Fioccheranno le dietrologie, ma chi se ne frega: anche la maggior parte di voi mi ha consigliato di non lasciare incompiuto il lavoro a La7. Avanti, senza più ombre».
Ombre che, in verità, ieri si sono continuate ad agitare, soprattutto dopo che il direttore del TgLa7 ha lanciato la sfida ai suoi accusatori. «Vedo con sorpresa che le organizzazioni sindacali fanno finta di non aver letto i documenti assembleari del TgLa7, con la totale sconfessione della linea giudiziaria intrapresa dall’Associazione della Stampa Romana. Attendo di sapere dai vertici della Federazione della Stampa se hanno condiviso l’iniziativa dell’Asr di dare mandato ai legali di denunciarmi, e se questa scellerata azione è stata bloccata. Al segretario Siddi chiedo: sapeva della denuncia? L’ha avallata? Ha chiesto di bloccarla?». E Siddi è tornato a bacchettare il direttore: «Per quanto ne so non ci sono denunce, che pure sul piano del diritto del lavoro sarebbero plausibili. La Fnsi non si presta a speculazioni e dice basta al teatrino. Per quanto si tratti di un direttore eccellente Mentana, sul piano sindacale, ha steccato. Ora però non rispondo più alle provocazioni. È arrivato il momento di aprire una seria riflessione sulle notizie che si fanno su se stessi», ha concluso Siddi. E, a proposito, a chi, come Belpietro, gli ha chiesto della possibilità che tutta la vicenda venisse interpretata come una «manfrina», Mentana ha risposto: «Se volessi andare al Tg1, avrei avuto bisogno di mettere in piedi tutto questo can can? Non voglio sembrare immodesto, ma non penso di aver bisogno di pubblicità.

Mai mi sarei sognato di infilarmi in una situazione così, mettendo in gioco il mio posto di lavoro». Resta il fatto che ieri, nel momento in cui Mentana annunciava il suo ripensamento, le azioni di Ti Media, la società che controlla La7, guadagnavano circa il 2,34 salvo poi chiudere senza brillare.

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