Una stanza per pensare, una Wunderkammer della mente. È questo che i visitatori del Salone del mobile incontrano ai padiglioni 5 e 7 della Fiera di Rho. Si chiama Thinking Room ed è uno spazio molto onirico progettato dal più onirico dei registi: David Lynch. Un grande trono a cui si accede da un lungo corridoio e attraversando un sipario circondato da immagini, che non vengono dai film di Lynch, ma che hanno tutto lo spirito dei film di Lynch. Una camera come spazio dell'anima e della memoria, del creare. L'abitare nel senso più interiore.
Ma questo progetto artistico, sospeso tra il living e il concettuale, tra la magia del cinema e la materialità degli oggetti, come è arrivato al Salone? Lo abbiamo chiesto al curatore, Antonio Monda. «Sono stato contattato - ci spiega - dal Salone la scorsa estate. Mi hanno chiesto se, secondo me, c'era un artista che potesse essere interessato a disegnare una stanza per loro. Mi sono ricordato che, quando dirigevo la Festa del Cinema, ero andato a trovare Lynch e lui mi aveva detto: Vieni che ti faccio vedere una cosa. E mi aveva portato nel suo laboratorio, dove piallava un mobile. Questo per lui è molto più che un hobby, è una cosa in cui crede, a cui si dedica. Legata al suo modo di concepire gli interni nel cinema. L'ho chiamato e lui si è mostrato molto interessato, appassionato. Ha fatto dei disegni che man mano sono diventati sempre più precisi. Poi una serie di incontri via Zoom con il Piccolo Teatro, che ha curato la costruzione e la realizzazione».
Perché Lynch ama gli oggetti? Per lo stesso motivo per cui li amava un designer come Alessandro Mendini (in questi giorni è in corso la retrospettiva in Triennale), perché, dice di nuovo Monda, «secondo lui hanno un'anima e così li usa nei suoi film», in un certo senso li fa recitare. Al Salone si prova la sensazione di entrare nella sua stanza mentale, una stanza da cui sono usciti incredibili capolavori.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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