Fabrizio de Feo
da Roma
Scherzi del destino. Nel giorno in cui il Cda della Rai approva il bilancio 2005 e certifica un utile di circa 14 milioni di euro, puntuale arriva la super-multa comminata dallAutorità per le comunicazioni che estromette Alfredo Meocci dal suo incarico. E sottrae esattamente 14 milioni di euro alle casse di Viale Mazzini. Una sanzione pari alla richiesta avanzata dagli uffici incaricati dellistruttoria ma comunque esorbitante.
Ci sono volute tre riunioni ma alla fine il verdetto dellAgcom è arrivato. Una decisione avversa allattuale direttore generale che oltre ad essere dichiarato «incompatibile» per la sua precedente esperienza come commissario dellAutorità si è visto comminare una multa di 373 mila euro, mentre la Rai, per averlo nominato dg, sarà chiamata a pagare 14,3 milioni di euro. LAuthority si è riunita nella sede istituzionale di Napoli e ha adottato una decisione sofferta, come dimostra il fatto che è stata assunta a maggioranza. Per lincompatibilità di Meocci hanno votato i quattro consiglieri espressi dal centrosinistra, ovvero Michele Lauria, Nicola DAngelo, Sebastiano Sortino, Roberto Napoli, e il presidente dellAuthority, Corrado Calabrò. Contrari i consiglieri di espressione del centrodestra, Giancarlo Innocenzi, Gianluigi Magri e Roberto Mannoni. Al momento del voto il commissario Enzo Savarese ha lasciato la riunione perché convinto che non spettasse allistituzione di via delle Muratte esprimersi sulla questione.
Lincompatibilità di Meocci è stata dichiarata in base alla legge 481 del 1995, che vieta per un periodo di quattro anni immediatamente successivo alla cessazione del ruolo di componente dellAgcom di intrattenere rapporti di collaborazione o di impiego con le imprese operanti nei settori di competenza del Garante. E la Rai rientra in questo ambito. Meocci ha ricoperto il ruolo di componente dellAutorità dal 1998 al 2005. Secondo le prime indicazioni, la delibera adottata dal consiglio dellAuthority è immediatamente esecutiva e quindi Meocci dovrebbe lasciare viale Mazzini seduta stante. Ma a decidere su questo punto sarà il cda della Rai che dovrà scegliere se opporsi lasciando il dg al suo posto o chiedergli di dimettersi. Possibile anche che si scelga una via di mezzo con una sospensione cautelativa, naturalmente nel caso che sia Meocci che la Rai facciano ricorso al Tar del Lazio. In questo caso il Tribunale amministrativo potrebbe pronunciarsi in una settimana-dieci giorni al massimo.
Lipotesi più probabile è che una volta notificata lincompatibilità il Consiglio si veda costretto a rimuovere la causa e quindi togliere le funzioni al dg per affidarle momentaneamente a un altro funzionario. Nel pomeriggio di ieri il cda si è consultato informalmente con lufficio Affari legali. Ma ogni decisione è stata rinviata a martedì quando verrà deciso se procedere con il ricorso al Tar contro la super-multa comminata alla Rai, decisione questa pressoché scontata. Non ci sarebbe invece nullità negli atti precedenti del direttore generale. Il cda sta anche vagliando lipotesi di una assemblea con gli azionisti per decidere il da farsi. Tornando alla questione dellincompatibilità, Meocci si è sempre difeso sostenendo che il suo era «un ritorno in Rai», essendo un caposervizio del Tg1 in aspettativa durante lincarico svolto in Autorità. Anche ieri il giornalista veronese si è detto «tranquillo», evitando, però, di commentare il verdetto. Cè poi un problema di interpretazione. La legge infatti stabilisce che un ex commissario di unAutorità non possa ricoprire per quattro anni dalla scadenza del mandato cariche in società «controllate». Ma, a parte stabilire delle sanzioni pecuniarie, non prevede espressamente che lincompatibile debba lasciare lincarico. In sostanza secondo uninterpretazione, pagando la multa di 373mila euro, il dg potrebbe sanare la sua situazione, anche se il presidente Calabrò, interpellato in merito al problema, affermò che «evidentemente» di fronte a un pronunciamento di incompatibilità Meocci avrebbe dovuto abbandonare la carica.
Quel che è certo è che il pronunciamento odierno dellAutorità apre un periodo di forte incertezza in Rai. Il direttore generale è nominato dal consiglio damministrazione dopo unintesa con il ministero del Tesoro. La Rai quindi rischia un lungo periodo di vuoto di potere in attesa che sia riavviata la procedura di nomina.
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