L'ateneo di Messina recluta i docenti di scuola media per farli insegnare al posto dei professori universitari. Motivando la scelta con il fatto che questi ultimi avrebbero un carico eccessivo di lavoro e dunque non riuscirebbero a svolgere l’intera attività didattica. È quanto risulta dal bando emesso per l’anno accademico 2008/2009 dalla facoltà di Scienze politiche dell'università siciliana, con l'obiettivo di assumere 17 professori a contratto per un anno nella sede decentrata di Barcellona (comune della provincia di Messina). Il documento specifica che al concorso possono partecipare i professori di scuola secondaria, oltre ai cultori della materia, agli studiosi e agli esperti. Un po' come affidare, per fare un paragone, la guida di un aereo a chi ha soltanto la patente dell’autobus.
Ma la cosa più incredibile è la motivazione della scelta di assumere i nuovi docenti, il cui contratto potrà essere rinnovato fino a sei anni consecutivi. Il bando cita infatti «la dichiarazione del preside della facoltà di Scienze politiche con la quale afferma che per i sottoindicati insegnamenti non risultano nell'ateneo, a seguito delle verifiche effettuate, docenti con un carico didattico inferiore a quello determinato dal Senato accademico», pari cioè a «120 ore di lezione frontali per i docenti di ruolo e 60 ore per ricercatori ed equiparati». Tradotto, significa un'ora di lavoro ogni tre giorni per i professori di ruolo e una ogni sei per i ricercatori. Non proprio superlavoro. E soprattutto, con un limite che non è stabilito da nessuna legge. Nel bando si aggiunge che «ai suddetti contrattisti compete la retribuzione prevista dalla convenzione», e che dunque non saranno pagati come dei professori di scuola media, ma come dei regolari docenti universitari. Come se non bastasse, c'è un’unica categoria di persone escluse dal concorso: quelle che avrebbero più diritto di parteciparvi. «Non possono presentare istanza il personale universitario docente e non docente, nonché i docenti universitari fuori ruolo e in pensione. Non possono inoltre partecipare alla selezione i dottorandi di ricerca, gli specializzandi e i borsisti».
I numerosi studenti che hanno manifestato a Messina non hanno pensato che in realtà avrebbero dovuto scendere in piazza contro una scelta come quella di affidare il compito di insegnare loro a chi non ha le carte in regola per farlo. Mentre il sito web dell'ateneo ha addirittura pubblicato sulla home page un avviso, in cui si sostiene con fierezza: «In pareggio gli ultimi bilanci dell'Università di Messina», spiegando di avere «chiuso negli ultimi 3 anni i bilanci in pareggio, anzi in avanzo di amministrazione. Le entrate per il 2007 ammontano a 331 milioni e 948.451 euro, le uscite sono naturalmente di pari importo». Anche se, secondo i dati Aquis (Associazione per la qualità delle università italiane statali), l'università messinese nel 2007 ha ricevuto la bellezza di 180 milioni e 806mila euro dal Fondo di finanziamento ordinario, nonostante secondo il regolamento ministeriale le spettassero soltanto 117 milioni e 152mila euro. E soprattutto si è classificata ultima tra le 58 università statali per quanto riguarda la produttività.
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