Il mestiere di Adamo

Le femministe si infurieranno, ma prendete quanto ha dichiarato il nuotatore Filippo Magnini a proposito di ciò che la medaglia d’oro ai Mondiali gli ha oltretutto procurato: «Vere e proprie proposte di ammiratrici, di persona, dal vivo». Traduzione: il successo e il potere al solito attirano le femmine (come nel mondo animale) e parrebbe la scoperta dell’acqua calda, se non fosse che a margine della recente vallettopoli abbiamo fatto finta di dimenticarcene.
Non si tratta di giustificare meretricio o carriere immeritevoli, ma di ricordare che il binomio «lei bella, lui brutto ma potente» resiste a ogni livello e forse abbisogna di ben altre rivoluzioni culturali (genetiche, secondo alcuni) prima di cedere il passo. Lo dimostrerebbe il sostanziale insuccesso dello schema inverso, ovverossia «lui bello, lei brutta ma potente»: è roba che forse comincia a esserci solo negli Usa, laddove attrici attempate sposano giovinotti che in genere divorzieranno entro l’anno.


Il filosofo Giuseppe Rensi, negli anni Trenta, la mise così: «Chi, al pensiero che la donna che preme sotto di sé fa la deputatessa, non si sentirebbe diventare immediatamente frigido?». E qualche nome e indirizzo forse glielo potremmo fornire noi, ma restano eccezioni. Il maschio italiano vuole ancora la donna bella e sottomessa. Questo provinciale.

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