«Mi trascurano per mia sorella disabile» E ammazza i genitori mentre dormono

«Si occupavano troppo di lei, e io mi sentivo ignorata». Si può riuscire a balbettare, nello sconquasso delle mente e dell'animo, anche un motivo così.
Si può uccidere i propri genitori perché hanno sacrificato la loro vita a occuparsi di un’ altra figlia disabile. Si può essere gelosi, sì, tremendamente gelosi persino di una sorella costretta a vivere su una carrozzella, solo perché si è convinti, fino a uccidere mamma e papà, che lei abbia sottratto, per colpa di quei suoi elementari bisogni quotidiani un pezzo di felicità e di amore.
E così accade, è accaduto a Goito, nel Mantovano che il cuore e la ragione si capovolgano. All'improvviso, una notte. E che la rabbia di una «difficile situazione familiare», come dicono i carabinieri, armi la mano di una figlia, Paola Buzzago, di 42 anni. E le faccia sferrare due coltellate mortali nel petto del padre Davide e della madre Maria Grazia, stessa età, 73 anni, stesse preoccupazioni, mentre dormono.
Sconfitti da un'altra di quelle cento, mille giornate di sacrifici e fatica spese a far dietro a Sabrina la più piccola di casa, condannata a non essere autosufficiente. La «più piccola di casa» ha solo un anno in meno di Paola. E a quarantun anni ecco che adesso, Sabrina, su quella carrozzella, si ritrova più sola e disperata che mai. Dentro un futuro di nebbie ma anche di nuove paure.
Con una sorella che da qualche parte, non certo e non più nella loro villetta liberty di Goito, dovrà scontare il suo debito con la giustizia. E senza quei genitori che la accompagnavano in piscina e alla sedute di fisioterapia per farla sentire ancora viva. In paese, in quella Goito dove la famiglia Buzzago era conosciutissima, dicono che Paola e non Sabrina, cerebrolesa dalla nascita, fosse la vera spina nel fianco di quei due genitori. Paola costretta a confrontarsi ogni giorno con le eccessive ma anche, secondo lei, sbagliate attenzioni e cure riservate a Sabrina. «Sbagliate» perché Paola avrebbe voluto curare sua sorella con le erbe. E non con la fisioterapia, la piscina e tutte le altre attività che sono gli appigli più solidi cui si può aggrappare una vita deragliata su una carrozzella.
Per questo era cominciate le discussioni e i litigi in quella villetta che si affaccia sulla trafficata statale che porta al lago di Garda. Davide Buzzago l'anno scorso aveva ceduto la sua azienda di ricambi per veicoli per dedicarsi interamente al volontariato, all'assistenza di quegli sfortunati ragazzi, come la sua Sabrina, che non possono farcela senza qualcuno che li affianchi e li sostenga. Un impegno che, tempo addietro lo aveva spinto a fondare, diventandone l'animatore, la sezione Anffas di Goito.
A trovare i corpi dei due coniugi, uccisi dalle coltellate è stata ieri mattina la badante che, come ogni giorno, era andata a casa Buzzago per aiutare ad accudire Sabrina. A farle intuire che era successo qualcosa di strano c'erano quelle lenzuola colorate che Paola aveva steso sul marciapiede, fuori dalla porta di casa, quasi a lanciare un pubblico messaggio del suo disagio.

Poi quando la donna è entrata, davanti a lei, nella camera da letto, si è presentato lo spettacolo agghiacciante della follia di una notte: il sangue, marito e moglie cadaveri tra le lenzuola, e Paola, in evidente stato confusionale, seduta al capezzale dei genitori. A vegliarne i corpi. Nella stanza accanto, assopita nel suo limbo d'incoscienza, Sabrina. Che la follia di Paola ha risparmiato. Seguendo chissà quale tormentato percorso del cuore.

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