
Questa, più che storia o cronaca, è una favola, quella di Fabrizio Poggi, ex manovale che è diventato una star del blues in America, arrivando secondo ai Grammy dietro nientemeno che ai Rolling Stones, e nominato in questi giorni dal presidente Mattarella Cavaliere al Merito della Repubblica. Il manager di Poggi è la moglie Angelina e ora suona in duo con il chitarrista Guy Davis - insieme a Eric Bibb uno dei più importanti bluesman moderni - con cui emula le gesta della leggendaria coppia Sonny Terry & Brownie McGhee. Poggi si racconta con una modestia e un'affabilità che colpiscono e che alla fine fanno di lui un vero personaggio. «Mi piace sognare - racconta - tutti devono avere un sogno che aiuti nei momenti duri e nelle piccole difficoltà».
Cosa ha provato ad arrivare al secondo posto ai Grammy dietro ai Rolling Stones?
«È stato come ricevere una carezza sul cuore. Un bel premio come miglior disco di musica tradizionale per l'album che io e Guy Davis abbiamo inciso riprendendo il repertorio di due giganti come Sonny Terry e Brownie McGhee. In quell'occasione ho scoperto che i Rolling Stones non avevano mai vinto il Grammy per il disco migliore; ne avevano vinti altri, tra cui quello alla carriera, ma mai quello per il miglior disco».
E ora è anche Cavaliere della Repubblica.
«Eh già. Questo non l'avrei mai sognato ma voglio condividerlo con tutti quelli che suonano il blues, da sempre considerato una musica figlia di un Dio minore».
Lei come ha cominciato?
«Io vengo da Vigevano, dalla provincia, e allora, negli anni 70/80, si era un po' tutti rockettari. Facevo ancora il manovale e un giorno andai al cinema da solo a vedere The Last Waltz, il film di Martin Scorsese che celebra l'epopea di The Band con tanti grandi ospiti. Feci un salto sulla sedia, fu una folgorazione. Decisi di prendere l'armonica».
E quindi cominciò così.
«Sì, volevo la miglior armonica in circolazione e pensavo che sarebbe stato meglio cercarla all'estero. Allora era difficile trovare materiale blues. Cercai dappertutto i dischi di un mago come Sonny Boy Williamson II ma niente. Così nel 1982 andai a Londra e in un negozio trovai la sua discografia completa. Non esistevano antologie di blues così comprai la sua discografia completa e la consumai sul mio stereo».
Da lì è iniziato tutto?
«Sì e non so come ho fatto a trovarmi lì a suonare sul tappeto rosso davanti a tante star. È stato una scalata dell'Everest e devo tutto a Guy Davis con cui ho cominciato ad esibirmi e a incidere da tempo».
La sua manager è sua moglie Angelina, come fa a competere con i giganti del music business.
«Io vivo di passione e anche Angelina. Passione e condivisione sono le frecce al nostro arco».
Ora ha progetti?
«Il nuovo album con Guy Davis, Healing Blues, è
appena uscito in versione vinile per gli appassionati che se lo vogliono godere sul giradischi. Entro febbraio uscirà anche il cd; si intola Il blues che guarisce perché il blues è veramente una medicina per corpo e anima».
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