«La mia nuova vita da Milano a Pechino Tornano i tailleur»

Da Montenapoleone alla Cina dove ha aperto 17 negozi monomarca

Nel nuovo atelier milanese di via Montenapoleone, Raffaella Curiel vive la sua nuova vita, dopo l'accordo della maison con il socio cinese Mr. Zhao, del gruppo Redstone.

L'alta moda guarda ad Oriente, per salvarsi?

«Abbiamo aperto 17 negozi monomarca, da Pechino a Shangai a Xian. Le giovani cinesi amano le griffe italiane, sono curiose della loro storia, vanno matte per i miei tailleur curiellini, in particolare neri e quelli con il profilo dei grattacieli. Vendiamo il pret à poter certo, ma la fama, l'ispirazione è sempre quella dell'alta moda».

E in Italia?

«La maison ha sempre le sue clienti, soprattutto a Milano. Ma la grande tristezza è che il nostro Paese non abbia saputo tenere alto un settore d'eccellenza, come ha fatto la Francia. Eppure questa è cultura, un mercato che traina la filiera di stoffe, scarpe, borse e dà l'opportunità di farsi conoscere ai giovani, perché mercati come il cinese e l'arabo cercano brand da comprare. E Della Valle, ad esempio, acquisisce la maison Schiaparelli per dare lustro al marchio Tod's».

Ad AltaRoma non sfila più.

«Come mai Fendi sfila a Parigi, quando al vertice di AltaRoma c'è una di famiglia? Nella capitale sfilavo con Versace, Valentino, Armani, Laug, Schon, Odicini. Per 30 anni è stata una grande scuola, mi ha aiutato a crescere, a confrontarmi con i migliori e con il giudizio della stampa. Ora non c'è competizione né stimolo, di firme storiche erano rimaste Gattinoni e Balestra, ora neppure».

A Milano presenterai a fine estate la rilettura del libro di famiglia, con le foto di 4 generazioni: 25 pezzi d'autore dalla nonna Ortensia a tua madre Gigliola, fino a te e a tua figlia Gigliola.

«Io e Gil abbiamo aperto la scatola del tempo, tirato fuori schizzi dell'archivio di mia madre degli anni '40-'60, reinterpretato modelli difficilissimi da realizzare: il Tagliatelle, con 21 striscioline di tessuto, il vestito e il paltò Aurora, il Millefoglie con 100 metri di chiffon e l'abito Gigliola, tutto drappeggi rosso e rosa. É la testimonianza di ieri e oggi».

Si vestivano grandi donne.

«Come Bedi Moratti, Sofia d'Asburgo, Maria Pia Fanfani, Bona Borromeo.

Per le prime della Scala, tante volevano un Curiel e in autunno il teatro dedicherà una mostra agli abiti dei grandi stilisti per quest'occasione, con quelli di mia madre e una gigantografia del mio modello dedicato all'Opera».

AMG

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