«La mia vita è in Kenia, così ho adottato tutti i figli di mio figlio»

Hanno perso il loro unico figlio, Fabrizio, stroncato da un infarto a 26 anni. Poi, nel cercare di fare ordine fra le carte della sua camera - il ragazzo era fresco di laurea in ingegneria aerospaziale - hanno scoperto che Fabrizio aveva adottato a distanza un bambino africano. Da alcuni anni spediva i soldi alla missione delle suore di Loreto, in Kenya senza che loro, mamma e papà, lo sapessero.
Era il 2003, Giuseppina Zambelli, insegnante di ragioneria in pensione e Paolo Schiavi, commerciante, hanno trovato la forza di continuare a vivere adottando l’intera comunità dei bambini di Isiolo, nel nord del Kenya. Non un “figlio“ solo, ma centinaia di piccoli. Nati in una terra poverissima nel cuore della savana e ospiti di una comunità di suore ma senza libri per studiare, senza aule nè attrezzature sportive. Giuseppina e Paolo sono stati in Kenya la prima volta nel 2003. «Ci siamo rivolti alle suore di Loreto, presenti qui a San Giuliano, abbiamo parlato di Fabrizio e chiesto di poter visitare la missione». Da allora i “viaggi“ sono diventati parte della loro vita e non solo quelli. «Fabrizio era fidanzato, progettava di sposarsi - ha raccontato il papà - ci è sembrato naturale lasciare a questi bambini i soldi che avevamo messo da parte per lui». Il filo diretto con la missione non si è mai spezzato, nemmeno quando nel 2005 è morta Giuseppina: «è il quinto anno che promuoviamo un torneo di tennis a San Giuliano milanese, tutto il ricavato delle iscrizioni va a sostegno della comunità di Isiolo, le suore ci dicono quali sono le spese più urgenti e noi cerchiamo di provvedere». Così è stata costruita la biblioteca, sono state ultimate le aule, acquistato l’occorrente per i corsi di prima, seconda e terza elementare. Ma anche laboratori di cucito e computer, i bagni, un ampio salone polifunzionale e il campo giochi. L’obiettivo del 2009 è di permettere ai ragazzini di Isiolo di frequentare l’ultimo anno delle medie. Il tam tam ha coinvolto anche le tre parrocchie e il comune di San Giuliano, «siamo una squadra ormai - ha precisato Schiavi» . Isiolo è un centro di 80mila abitanti, il 43 per cento della popolazione ha un’età compresa fra 0 e 14 anni. «La scuola in questa realtà è fondamentale - ha spiegato Schiavi - i villaggi sono molto poveri, senz’acqua nè luce, si trovano in aperta savana, a 350 chilometri dalla capitale Nairobi. Chi ha una bicicletta è considerato ricco e quando è festa i bambini mangiano una caramella e due biscotti a testa. Il terreno arido produce solo fagioli e solo nel periodo limitato delle piogge. Al mattino presto si incontrano le ragazzine con in testa sacchi enormi di carbonella: li trasportano per chilometri per raggiungere il mercato. Barattando la carbonella - che si ottiene bruciando rami e arbusti della savana (che diventa ancor più arida e brulla) si ottiene in cambio qualcosa da mangiare». Schiavi aggiunge che i bambini che frequentano la scuola almeno a pranzo mangiano dalle suore, dice che basta prenderli in braccio per rendersi conto che nonostante i visi paffuti sono pelle e ossa e condivide il progetto delle suore di accogliere i bambini alla missione anche al di fuori del periodo scolastico «per non lasciarli in mezzo alla strada ma con persone che si interessano a loro e li possono indirizzare a qualche lavoro manuale».

Per il futuro Schiavi continua a pensare all’Africa, «ci sono le scuole professionali da avviare», anche se lui resta a San Giuliano, «vicino a me abitano i genitori di mia moglie, sono anziani e non me la sento di lasciarli soli a lungo». Chi volesse dargli una mano può rivolgersi al Tennis club di San Giuliano.

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